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La ricerca italiana ai poli premia la ricerca INGV

Roma, 25.02. 2009 - Domenica 1 marzo alle ore 10.00, presso l’Auditorium Varrone, in via Terenzio Varrone n. 57, a Rieti, si terrà il convegno dal titolo "La Ricerca Italiana ai Poli" che si prefigge gli obiettivi di celebrare la chiusura dell'Anno Polare Internazionale e di analizzare le prospettive future della ricerca scientifica nelle aree polari. Il convegno è stato promosso e organizzato dall'Amministrazione Comunale di Rieti nella persona dell'Assessore alle Politiche Scolastiche, Lidia Nobili. Le relazioni saranno tenute dal Dott. Pierangelo Guermani, Presidente del Consorzio per l'attuazione del PNRA (Programma Nazionale Ricerche in Antartide) e dal Prof. Carlo Alberto Ricci, Presidente della Commissione Scientifica Nazionale per l'Antartide. Durante la manifestazione verrà proiettato un breve filmato realizzato durante la "XXIV Spedizione Italiana in Antartide" e verrà consegnato uno speciale riconoscimento alle partecipanti femminili che vi hanno preso parte. Tra le premiate anche la Dott.ssa Lucilla Alfonsi, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), alla sua seconda esperienza, dopo la XX spedizione in Antartide presso la base italiana “Mario Zucchelli”, nell’ottobre-dicembre 2004.
“La mia partecipazione vuole testimoniare il contributo del nostro Paese ad un settore interdisciplinare così importante su scala planetaria come le scienze polari” Concluderà i lavori l'On Giuseppe Pizza, Sottosegretario all'Università e alla Ricerca Scientifica. Subito dopo il convegno, l'On. Pizza inaugurerà la mostra "Artide - Antartide, la ricerca italiana ai poli" (a cura del Museo Nazionale dell'Antartide) allestita nei locali medievali del Vescovado di Rieti.

Sonia Topazio
Capo Ufficio stampa INGV ufficiostampa@ingv.it 06.51860543 topazio@ingv.it Per maggiori informazioni contattare Lucilla Alfonsi Lucilla.alfonsi@ingv.it
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Olio: via libera all'etichettatura d'origine obbligatoria

Rosario Franco
21 febbraio alle ore 21.43 - Via libera dal Consiglio dei Ministri all'etichettatura d'origine obbligatoria per l'agroalimentareIl disegno di legge sulla competitività in agricoltura è stato varato. Gli interventi prevedono anche una maggiore attenzione per le denominazioni d'origine e un rafforzamento dell'azione di contrasto alle frodidi C. S. Il Consiglio dei ministri, nella riunione di ieri a palazzo Chigi ha approvato due disegni di legge d’iniziativa del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia. Il primo completa il pacchetto delle misure per rafforzare la competitività del settore agroalimentare (in parte anticipate nel dl 171/2008, convertito dalla legge 205/2008), con interventi finalizzati in particolare al contrasto delle frodi nel settore, ad una migliore funzionalità delle società controllate e a un efficace impiego delle risorse destinate al comparto. Tra l’altro il disegno di legge rafforza la tutela della competitività dei prodotti a denominazione protetta, incentiva la produzione di energia da biomasse e stabilisce una nuova disciplina delle etichettature dei prodotti agro-alimentari, introducendo l’obbligo dell’indicazione d’origine. Il Ministro Zaia ha precisato che l'applicazione dell'etichettatura di origine sarà decisa filiera per filiera, definendo una lista di prodotti che saranno soggetti all'obbligo. "non vogliamo danneggiare nessuno", ha detto Zaia, facendo esplicitamente l'esempio della pasta: "fra qualche anno probabilmente saremo autosufficienti nella produzione di grano duro, ma per ora non è cosi'". Il Ministro ha quindi spiegato che per il prodotto "tal quale", cioè per i prodotti non trasformati è prevista l'indicazione del paese di origine ed eventualmente della zona di produzione; per i prodotti trasformati, l’indicazione riguarda il luogo in cui è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di provenienza della materia prima agricola prevalente utilizzata.Il testo, che ora sarà trasmesso al Parlamento, ha ricevuto anche il parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni. Il secondo provvedimento, messo a punto da Zaia insieme al ministro degli Esteri Franco Frattini, prevede la ratifica e l’esecuzione dell’accordo internazionale sui legni tropicali, che per il mantenimento dell’equilibrio ecologico e di protezione dell’ambiente da fenomeni di deforestazione, prevede interventi per programmazione, ricerca, sviluppo e commercializzazione del legname proveniente da aree tropicali.
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Il Centro di educazione ambientale Terre Alte

19 Febb 2009 - La Cooperativa "La Macina ambiente" CENTRO di EDUCAZIONE AMBIENTALE TERRE ALTE ha costruito un nuovo sito per il "Turismo Ambientale": http://www.lamacina.it/. La cooperativa tramite i centri di educazione ambienatale Catria, Nerone e Furlo vuole dare a tutti i clienti nuovi servizi e nuove proposte turistico - ricettive che mirano a sviluppare un turismo ambientale e sostenibile: soggiorni, escursioni, educazione ambientale e progettazione saranno i nostri punti fermi. Vi invitiamo a una visione al nuovo sito. Gestione Turistica La Macina Via Pianacce 1 , 61041 Acqualagna (PU) Tel. 0721.700226 Fax 0721.700148Cell. 335.1230615 prenotazioni@lamacina.it
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Battiato nel nome dell'arte e dell'ambiente

Palermo, 17 feb. 2009 - Una data speciale della tournee 2009 per portare in uno dei maggiori teatri d'Italia il nuovo album "Fleurs 2" e per sostenere il Fai - Fondo ambiente italiano nella sua opera di tutela e valorizzazione dell'arte e della natura italiane. Mercoledi' 25 marzo alle 21, Franco Battiato salira' sul palco del prestigioso Teatro Massimo di Palermo per un concerto a favore della Fondazione, il cui ricavato verra' utilizzato per mantenere vivo e aperto a tutti il Giardino della Kolymbetra, autentico gioiello archeologico e agricolo situato nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, affidato al Fai in concessione dalla Regione Siciliana dal 1999. Un omaggio a grandi autori, un tributo a grandi amici: in "Fleurs 2", come nei precedenti album della trilogia "Fleurs" e "Fleurs 3", sono raccolti brani che Franco Battiato - sapiente "interprete orchestratore" - fa riemergere dal passato con nuova vita e nuove sonorita'. In occasione dello spettacolo al Teatro Massimo si potranno ascoltare dal vivo le sue emozionanti e originali interpretazioni di canzoni che hanno segnato la storia della musica italiana e internazionale, da Sitting on the Dock of the Bay di Otis Redding a Il carmelo di Echt di Juri Camisasca, da Il venait d'avoir 18 ans a L'addio portati al successo il primo da Dalida e il secondo da Giuni Russo, da Era d'estate di Sergio Endrigo a E piu' ti amo di Alain Barrie're che lo stesso Battiato registro' nel'64, oltre all'inedito Tutto l'universo obbedisce all'amore e ai brani piu' noti della sua strepitosa carriera. Accompagnato sul palco dalla sua piu' rodata formazione, Battiato ricreera' la magia di brani splendidi in un contesto semplice e raccolto - perfetto per questo repertorio prezioso sia nei testi che nelle musiche - stregando il pubblico per il garbo, l'eleganza e la passione del suo pensiero musicale. (Agi)
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L'onorevole del cavolo: per merito, non per offesa

Gioiosa Marea, 16 ott. 2008 - L'on. Luciano Ordile è stato deputato regionale (ed assessore alla pubblica istruzione) dalla VII all’undicesima legislatura, come dire dagli anni ’70 al 1995. La sua attività parlamentare fu moderna e per molti versi innovatrice, perfino estrosa. Si occupò di piccole e grandi iniziative e legiferò congruamente. Tra le ‘curiosità’ ricordiamo una ‘battaglia’ da lui intrapresa per la difesa della macchia mediterranea, quando non era ancora stato definito cosa ‘ufficialmente’ si dovesse intendere per ‘macchia mediterranea’, quali varietà vegetali ne facessero legittimamente parte. A questo ha provveduto, 5 anni dopo la conclusione della carriera parlamentare dell’on. Ordile, il governo regionale con decreto presidenziale del 28 giugno 2000 (G.U.R.S. 18 agosto 2000, n. 38), concernente proprio i 'Criteri per l'individuazione delle formazioni rupestri, ripariali e della macchia mediterranea'.
Proprio l’on. Ordile si fece strenuo difensore di una varietà vegetale che quel decreto legittimò al patrimonio della macchia mediterranea (rupestre): la 'brassica incana', un cavolo selvatico che si favoleggiava fosse autoctono della vallata di Mongiove e per questo venne pure chiamato, fino al 1995, ‘cavolo di Mongiove. In realtà si tratta di una varietà della famiglia delle Brassicaceae, che comprende per lo più piante erbacee, perenni o annuali, diffuse soprattutto nelle regioni extratropicali dell'emisfero boreale, ma abbondante sui costoni che da Gioiosa Marea vanno a Gliaca di Piraino o a Capo Calavà. La 'brassica incana' venne catalogata varietà di formazione rupestre, assieme all’Atamanta siciliana (Athamanta sicula), alla Camomilla delle Madonie, al cappero, al Cavolo delle Egadi (Brassica macrocarpa), etc. Le Brassicaceae, cui appartiene la varietà 'incana' sono abbastanza diffuse anche nella regione mediterranea, dove molte di esse vengono anche coltivate e utilizzate a scopo alimentare. Tra queste la Brassica incana. Che l’intento dell’on. Ordile fosse dei migliori, non vi erano bubbi, conoscendo l'attaccamento alle piccole e alle grandi 'cose' della sua provincia. Una volta prese in carico le sorti della 'brassica incana' o 'cavolo di Mongiove', fu gioco-forza coniato un appellativo per i pigri e gli illetterati: il ‘cavolo dell’onorevole’. E più presto che mai lo stesso Ordile, per immediatezza e divertimento (non per dileggio), fu riconosciuto universalmente come ‘l’onorevole del cavolo’. Se leggerà questo racconto non si offenderà perché sa che è vero e che a scriverlo è un suo sincero estimatore ed amico. MM
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INGV: tremori profondi, linguaggio della Terra

ROMA, 04.02.2009 - Gli impercettibili tremori che si verificano a notevole profondità sotto la superficie terrestre possono aiutarci a capire importanti processi geodinamici. E’ questo il contenuto di un articolo apparso oggi su Science a firma di un gruppo di autori internazionali fra cui due ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV): Mario La Rocca e Danilo Galluzzo.
Questi tremori profondi, definiti non vulcanici in quanto si osservano in aree prive di attività vulcanica, sono stati studiati in dettaglio nella zona della Cascadia, una complessa struttura geologica situata fra il Canada e gli USA. In questa regione la zolla oceanica del Pacifico sprofonda verso il mantello, scivolando sotto la zolla del Nord America, un processo geodinamico denominato subduzione.
A uno degli autori, Mario La Rocca, chiediamo qual è l’importanza dello studio dei tremori non vulcanici per approfondire le nostre conoscenze sulla tettonica delle placche, cioè quel processo dinamico globale che coinvolge la buccia più esterna del nostro pianeta per uno spessore medio di 80 km.
“L'accadimento del tremore non vulcanico osservato recentemente in diverse zone di subduzione (Giappone, Cascadia, Messico) è un processo che rilascia una enorme quantità di energia in modo molto graduale, e quindi innocuo. Gli episodi più forti in Cascadia durano da una a due settimane, rilasciando la stessa energia che un terremoto di magnitudo 6 libera in una decina di secondi. Pertanto la sorgente del tremore si colloca in posizione intermedia tra la dinamica delle zolle tettoniche, che agisce su tempi lunghissimi (milioni di anni), e la dislocazione di faglie attive, che agisce in tempi brevissimi producendo i terremoti. Lo studio del tremore profondo non vulcanico potrebbe dare un notevole contributo alla conoscenza della dinamica a scala regionale e globale consentendo una più esauriente comprensione dei processi che liberano l'energia accumulata lungo i bordi delle placche in movimento.” Con quali strumenti sono state registrate queste vibrazioni profonde e quali contributi possono dare questi studi alla sismologia?

“Il tremore profondo in Cascadia, oggetto del nostro studio, è stato registrato nel 2004 durante un esperimento realizzato in collaborazione con l'Università di Washington, Seattle. Sono stati utilizzati sismometri a tre componenti installati in configurazione di array in tre località lontane da centri abitati. La distanza dalle sorgenti di rumore antropico è un requisito essenziale per poter registrare questi segnali la cui intensità è veramente effimera.
Il risultato più importante del nostro studio è che le sorgenti del tremore profondo risultano localizzate sulla superficie di contatto tra la zolla in subduzione e la zolla continentale. Pertanto tremore profondo e slow slip, cioè i lenti scivolamenti che si osservano periodicamente tra le due placche nella stessa regione, risultano localizzati alla stessa profondità, tra 30 e 40 km. Questo e diversi altri risultati indicano che tremore profondo e slow slip sono in realtà due manifestazioni dello stesso fenomeno. E' verosimile che l'accadimento del tremore profondo e dello slow slip lungo la zona di subduzione contribuisca ad aumentare il campo di stress nella fascia dove tipicamente si verificano forti terremoti. Pertanto la comprensione di questo complesso fenomeno potrebbe avere notevoli implicazioni nella previsione di forti terremoti generati da faglie inverse, tipici delle zone di subduzione”.
Per maggiori informazioni mlarocca@ov.ingv.it 081.6108319
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Sicilia: il Punteruolo minaccia la Palma delle Canarie

Palermo, 31 gennaio 2009 – L’assessore regionale alla Presidenza e alla Protezione civile, Giovanni Ilarda, ha chiesto alla Giunta di dichiarare lo stato di calamità per l’emergenza punteruolo rosso delle palme.
“Siamo in presenza - dice Ilarda - di un vero e proprio disastro ambientale e paesaggistico che può essere fonte di pericolo anche per la sicurezza delle persone”. Secondo i dati risultanti dalla relazione tecnica trasmessa dalla facoltà di Agraria dell’Università di Palermo, infatti, sarebbe indispensabile e urgente procedere alla rimozione di tutte le piante infestate, anche per ragioni di salvaguardia dell’incolumità personale, soprattutto nei luoghi dove vi sia costante presenza dell’uomo e, in particolare, nei pressi delle scuole.
“L’insetto - si legge, infatti nella relazione - erode i tessuti delle piante determinando una serie di gallerie e cavità nel rachide delle foglie e nella corona. A carico dei tessuti danneggiati si attivano processi di fermentazione che indeboliscono anche le zone circostanti. In definitiva la stabilità della pianta è compromessa cosicché è facile che alcune parti possano cedere e precipitare. Considerando le notevoli altezze che le palme possono raggiungere e il peso considerevole delle vari parti che possono cedere, il rischio che una palma infestata possa compromettere l’incolumità dei cittadini è molto concreto. La sola foglia ha un peso di circa 2 chili, il ciuffo centrale di almeno 20-30 chili, e l’intera corona può raggiungere un centinaio di chili. La cronaca riporta parecchi casi di caduta di parti di palma fortunatamente per ora senza drammatiche conseguenze. Nella sola città di Palermo sono state registrate nel mese di settembre 2008 la caduta delle foglie centrali della corona in prossimità dei visitatori all’interno del Giardino Inglese e quella dell’intera corona presso il “Centro Amazzone” (zona Papireto), e nel mese di novembre la caduta del ciuffo centrale di una palma presso la scuola Mantegna”.
“Di fronte a tale stato di cose - dice Ilarda - ritengo che il problema investa anche la Protezione Civile. Il primo passo è la dichiarazione dello stato di calamità, per poi chiedere al Governo centrale la dichiarazione dello stato di emergenza, al fine di poter fronteggiare la situazione con mezzi e risorse adeguate alla gravità della situazione”.
Secondo i dati in possesso dell’assessore Ilarda, in Sicilia le prime segnalazioni di attacchi risalgono all’ottobre 2005 per la Sicilia orientale, e ad inizio 2006 per la Sicilia occidentale. Nel biennio successivo l’insetto ha drammaticamente incrementato la sua presenza nelle province di Catania (più di 2000 piante attaccate) e Palermo (circa 2500 piante attaccate) e si è diffuso in modo consistente in tutta la provincia di Trapani (circa 2000 piante attaccate) di Ragusa (oltre 500 piante attaccate), mentre le altre province, pur incluse nell’area di diffusione dell’insetto, non fanno ancora registrare situazioni fuori controllo.
“La progressione dell’infestazione - si legge ancora nella relazione dell’Università di Palermo - è in grado di compromettere in modo irreparabile il patrimonio delle Palme ornamentali, senza contare che i primi attacchi segnalati su palme nane (Chamaerops humilis), nel caso in cui si estendessero anche ad ambienti naturali porterebbero ad effetti devastanti per l’ambiente”.
“La palma delle Canarie, introdotta in Sicilia alla fine del XIX secolo - prosegue l’Assessore Ilarda - è entrata prepotentemente nel paesaggio, nelle credenze e nelle tradizioni popolari instaurando legami forti con la popolazione, tanto che questa è forse la palma oggi più diffusa in Sicilia. La distruzione di migliaia di esemplari a causa del Punteruolo rosso sta però modificando, se non pregiudicando, il profilo percettivo del paesaggio, spesso intimamente contrassegnato da questa presenza. Limitandosi alla città di Palermo, la forte attenuazione della presenza delle palme porterà a cancellare parte importante di ciò che ancora rimane del mito di “città giardino”.
“L’iniziativa di protezione civile si inserisce - conclude l’assessore alla Presidenza - nel quadro di importanti interventi già avviati dall’Assessore all’Agricoltura Giovanni La Via, insieme al quale convocheremo con urgenza, nei prossimi giorni, un tavolo tecnico regionale per definire una strategia comune diretta ad affrontare adeguatamente e con prontezza tutti gli aspetti del grave problema”. Manlio Viola
foto: http://www.naturamediterraneo.com/Public/data5/sg/Chamaerops%20humilis%20(Zingaro)016sm.jpg_20072523430_Chamaerops%20humilis%20(Zingaro)016sm.jpg
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