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Trekking nel Parco dei Nebrodi

Randazzo, 28/12/2008 - Fino al 6 gennaio 2009 l’Affittacamere Ai Tre Parchi bed and bike & Trekking di Randazzo CT (Sicilia) organizza un Trekking alla scoperta dei più bei Parchi della Sicilia Orientale tra Etna Nebrodi e valle Fluviale dell’Alcantara facendoci conoscere il vulcano con i suoi boschi, vallate, paesini ricchi di storia e tradizioni, testimoni di un ambiente incantato. Si potranno attraversare i boschi ed i fiumi degli affascinati parchi di Sicilia su antichi sentieri e mulattiere percorsi nei tempi remoti da pastori e boscaioli locali. Visitando pure antichi paesi tra i più belli della Sicilia. Per maggiori info e se volete fare una gradevole vacanza tra natura cultura ed anche assaggiare la buona cucina di Randazzo città medievale dell’Etna, Per la logistica e maggiori info potete rivolgervi a: Affittacamere Ai Tre Parchi bed and bike & trekking - bed and breakfast in Sicilia a Randazzo Città medievale dei Parchi e del Vino, ideale per passeggiate, trekking, mountain bike, cicloturismo su Etna Nebrodi e Alcantara Peloritani. Recapiti telefonici 095 799 16 31 mobile 329 89 70 901. Matteo FerrettiGuida ciclo turistica ambientale e responsabile Incoming http://www.aitreparchibb.it/http://aitreparchibb.blogspot.com/ cell.: 329 89 70 901
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Costituzione Coordinamento Regionale dei Centri di Educazione Ambientale (CEA)

Domenica 30 novembre 2008, con il patrocinio del Comune di Messina, del Comune di Niscemi e dei Lions Club Messina Tyrrhenum, Messina Jonio e Niscemi, il CEA Messina Onlus, il CEA Niscemi Onlus, l'Associazione Verdemente, il CEA Eolie (costituendo), l'ORSA Palermo, il CRIEA dell'Università di Catania, il CEA "Pacha Mama", il CEA "Parco Urbano San Pietro" di Legambiente Piazza Armerina, il CEA del Comune di Palermo, il CEA "Serra Guarneri" di "Palma Nana s.c.", il CEA Trapani (costituendo) e l ‘”Associazione MAREVIVO” delegazione Provinciale di Agrigento, hanno firmato il Protocollo d'Intesa per la costituzione del Coordinamento Regionale dei Centri di Educazione Ambientale (CEA), con l'obiettivo di:
1. promuovere e sostenere l'educazione ambientale come strumento organico per la crescita di politiche di sviluppo sostenibili;
2. definire le azioni per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e i rispettivi target, secondo un modello di cooperazione e sussidiarietà, assegnando priorità agli obiettivi del miglioramento della qualità dell'aria e della prevenzione dei cambiamenti climatici;
3. favorire lo sviluppo di sistemi di gestione ambientale come EMAS ed ISO 14001, di piani di gestione energetica e di mobilità sostenibile, di appalti verdi, di progetti di contabilità ambientale e bilanci ambientali, perseguendo in tal modo criteri di efficienza e qualità ambientale, di innovazione tecnologica, competitività economica e responsabilità sociale;
4. facilitare e promuovere la costituzione di partenariati su progetti di sviluppo locale ed eventuali candidature delle Amministrazioni aderenti a progetti comunitari e iniziative regionali, nazionali e internazionali;
5. cooperare mediante modalità coordinate con la Regione Siciliana, per realizzare iniziative nei Paesi in via di sviluppo come in quelli in ritardo di sviluppo dell'area mediterranea, in un'ottica di responsabilità e solidarietà locale e globale;
6. avviare un confronto sistematico sui temi della eco-efficienza, della prevenzione della perdita di habitat naturali e di biodiversità, dell'educazione ambientale, della tutela, valorizzazione e uso razionale delle risorse ambientali, economiche e sociali, in merito all'attivazione e alla gestione di programmi regionali, secondo modalità e procedure da definire;
7. promuovere iniziative e strumenti per la valutazione dell'efficacia delle politiche di sostenibilità avviate a livello locale e regionale, anche attraverso il confronto e il coinvolgimento di esperienze analoghe, da ricercare in Italia e in Europa;
8. realizzare programmi di formazione e accompagnamento per implementare gli strumenti di sviluppo sostenibile, anche favorendo la crescita di nuove figure professionali e gli interventi di informazione e educazione dei cittadini;
9. promuovere presso gli Enti Locali il confronto delle buone pratiche e delle modalità partecipative necessarie alla realizzazione degli obiettivi e degli strumenti di sviluppo sostenibile, a livello locale e regionale;
10. ricercare un confronto sistematico con la Regione Siciliana sui temi dello sviluppo, della tutela, valorizzazione e uso razionale delle risorse ambientali, economiche e sociali contribuendo alla gestione di orientamenti strategici e di azioni a livello locale e regionale;
11. coinvolgere il maggior numero possibile di attori sociali ed economici, dai semplici cittadini ai rappresentanti delle Istituzioni, dalla comunità scientifica al mondo della cultura, per impedire la perdita del territorio vitale ed essenziale per il benessere degli ecosistemi e dell'uomo;
12. partecipare a tutte quelle azioni che hanno come obiettivo l'adozione da parte del Governo Italiano del Piano Nazionale per la Biodiversità entro il 2010 e l'adozione da parte delle Regioni dei nuovi Piani Paesaggistici come strumento in grado di garantire la conservazione e la gestione a lungo termine della biodiversità e degli ecosistemi.
Visita il sito del Coordinamento Regionale CEA http://www.orsanet.it/index.php?option=com_content&task=view&id=786&Itemid=245

Francesco Ing. Cancellieri
Presidente CEA Messina Onlus

CEA Messina Onlus C.da Castellaccio Le Terrazze 98122 Messina
Tel. 090/674497 - 348/3832468 Fax 178 6018456
email: ceamessina@tiscali.it internet: http://www.ceamessina.it/
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Messina: una città in articulo mortis 1908-2008

Girotondo intorno alla storia. I figli del Terremoto di Giuseppe Alibrandidomenica 28 dicembre 2008 - In quella falce di mare che dà sullo Stretto è Messina, una città sempre in articulo mortis ma che secondo l'espressione marinettiana sta sempre pronta come in prova generale per andare in scena. Qui il 28 dicembre del 1908 morirono i suoi figli come Vanni Noè che insieme al giovane Francesco Lo Sardo, aveva fondato, nel 1886, il primo circolo anarchico di Messina, l’Amilcare Cipriani, per sostenere in città la candidatura simbolo dell’anarchico di Portolongone. Messina da sempre, dall'epoca dei fasci fino al ventennio fascista, è stata una piazza socialista, anarchica e antimilitarista con i suoi periodici anarco-socialisti come Il Riscatto e il Vespro di Nicola Petrina, altro libertario che aveva lasciato Messina ai primi di dicembre. Il terremoto cancellava Edoardo Giacomo Boner, il poeta siculo elvetico autore delle novelle messinesi e delle leggende boreali che l'Associazione Concetto Marchesi ha di recente riproposto a un target di bibliofili pubblicandone gli scritti giovanili.
Per un Boner che promettente poeta e scrittore lasciava Messina, ne arrivavano di nuovi, i figli del terremoto, come li ha definiti Giuseppe Raneri. Erano Pugliatti, La Pira, Quasimodo. Ma anche Concetto Marchesi legato da fraterna amicizia a Eduardo Giacomo Boner. A Marchesi, approdato a Messina come titolare della cattedra di letteratura latina, dopo la breve pausa che lo aveva visto insegnare nella città dello Stretto dal 1903 al 1906, osservandola dal traghetto, la città gli sarà apparsa come proiettata verso quella rinascita modernolatrica cara ai futuristi di scena al Parisien e al Mastroieni, quest'ultimo un teatro di legno post-terremoto pieno di folla strabocchevole che applaudiva alla prima di Marinetti in bombetta o al Manifesto dei futuristi sciliani, galvanizzati da La Balza di Vann'Antò, altro immigrato di lusso assieme a Concetto Marchesi che, secondo quanto scrive l'avv. Matteo Steri, nella città distrutta teneva le sue lezioni quasi sacerdotali nella baracca dell’Università, e nel contempo parlava al popolo nella baracca del partito socialista, seguitissimo e amatissimo.
Era il palco dove si esibivano, alla vigilia della guerra, i neutralisti e gli interventisti e dove Francesco Lo Sardo chiedeva il contraddittorio al massone Bandini interventista, tornato a Messina al teatro Parisien per dargli la parola, la replica. Era una Messina che stemperava nell'invenzione politica, sociale e artistica i segni di quel terremoto che l'aveva vista galleggiare sull'acque viola: dove al rumor di mitraglia dei Fasci futuristi, il Circolo giovanile socialista antimilitarista messinese di Domenico Viotto, Fiore e Pizzuto affidava alla bandiera il motto Nè un soldo, nè un uomo al militarismo, scendendo in piazza Cairoli dove i giovani antimilitaristi contestavano ai nazionalisti dei Fasci futuristi che il rumor di mitraglia fosse più bello della vittoria di Samotracia.
Giuseppe Alibrandi
( Le cartoline riprodotte provengono dal mercato antiquario di Modena e sono dell'autore)
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Sbarco degli animali alieni, gli anfibi invadono l'Europa

Gli anfibi «migrano» e minacciano le specie autoctone
mercoledì, 24 dicembre 2008 - Oche, meduse, rospi, ma anche ragni, formiche e castori. Sono quasi undicimila le specie animali e vegetali aliene che stanno cercando dimora nel vecchio Continente. Non si tratta di organismi extraterrestri, ma di specie straniere che si spostano da ambienti esotici e colonizzano i nostri territori creando spesso danni agli ecosistemi.
C'è da chiedersi quale sia la causa del fenomeno, che avviene con una frequenza sempre maggiore. Il più grande imputato è il clima: l'innalzamento della temperatura globale induce una progressiva modificazione degli habitat naturali, ma non solo. Anche le azioni perpetrate dall'uomo per rendere la Terra più ospitale per la nostra specie, ma meno consona al resto della natura, stanno progressivamente modificando gli equilibri naturali. Così molte specie selvatiche si adattano a vivere in ambienti nuovi il più possibile compatibili con la loro fisiologia e con le loro abitudini di vita. Il fenomeno della invasione dei territori da parte di specie aliene desta grande preoccupazione tra naturalisti ed ecologi poiché queste colonizzazioni rischiano di rompere irreparabilmente i delicati equilibri che la natura a selezionato nei millenni. Le specie straniere, siano esse piante, animali o microorganismi, possono infatti essere vettori di nuove malattie, alterare i processi degli ecosistemi, o ancora distruggere le colture agricole.

Progetto Daisie

Al problema dell'invasione dell'Europa da parte di nuove specie si sta occupando il progetto Daisie (acronimo di Delivering alien invasive species inventory for Europe). Più di cento ricercatori europei impegnati a stendere un preciso inventario delle specie naturali che hanno colonizzato il nostro Continente. Le specie esotiche immigrate in Europa si sono distribuite in maniera eterogenea sia sulla terra ferma che in acque dolci e ambienti marini. Fortunatamente, informano i naturalisti coinvolti nel progetto, non tutte sono nocive o pericolose. Tuttavia il 15% di esse è causa di danni economici e un'altra fetta equivalente rappresenta un rischio per la biodiversità degli ambienti che vengono invasi. Prima che questo ambizioso studio venisse varato dalla Comunità Europea, il fenomeno era silente e in gran parte misconosciuto. Ora grazie a questo imponente lavoro è stata dipinta una fotografia della situazione che può essere utile per monitorare e arginare (dove possibile) le colonizzazioni in corso, predirne di nuove e prevenire quelle future. Il progetto fornisce informazioni cruciali per pianificare delle misure di prevenzione e controllo del fenomeno. Una banca dati preziosissima per sviluppare strumenti di tutela e conservazione delle biodiversità.
Specie aliene
Al progetto è anche associato un sito (www.europe-aliens.org) che riporta, tra l'altro, informazioni sulla situazione e dettagli sulle 100 specie più minacciose per l'equilibrio naturale. Al censimento delle "top 100" appartengono ben quindici specie di vertebrati terrestri tra i quali il cervo giapponese, un elegante quadrupede che popolava originariamente vasti territori dell'Asia orientale.
Alcuni esemplari sono stati poi introdotti nei parchi di molte parti del mondo a scopo ornamentale. In qualche zona i cervi nipponici hanno dato origine a popolazioni selvatiche aliene, la cui diffusione è stata generata da esemplari fuggiti da parchi o fattorie oppure liberati intenzionalmente da incauti proprietari. La situazione è degenerata al punto che ora il cervo giapponese si è diffuso in una quindicina di Paesi europei. La specie causa seri danni ai boschi di conifere che colonizza. Le sue abitudini alimentari e di vita depauperano infatti la vegetazione e sono causa di impoverimento del terreno. Inoltre l'accoppiamento degli esemplari con quelli di cervo europeo dà vita a progenie fertile. Un fenomeno che potrebbe portare alla progressiva riduzione delle popolazioni di specie autoctone.
Se l'invasione del cervo giapponese, almeno per ora, non preoccupa il nostro Paese, altrettanto non si può dire per la rana toro. Un anfibio che può raggiungere, zampe escluse, i venti centimetri di lunghezza e i 400 grammi di peso. Originaria dell'America del Nord, la specie è stata introdotta dall'uomo in altre aree del Pianeta. Importata in Europa, ha trovato anche in Italia un ambiente favorevole, soprattutto nelle zone umide prospicienti Pavia e Mantova. La specie ha creato seri problemi alle popolazioni di rane locali ed essendo un predatore molto vorace, sta danneggiando le popolazioni dei piccoli vertebrati di cui si nutre (topi, insetti, piccoli insettivori, e soprattutto pesci). La rana toro è inoltre vettore di un fungo patogeno che causa la chitridiomicosi, una malattia implicata nel declino globale degli anfibi. I nostri mari sono invece colonizzati dal crostaceo Percnon gibbesi, un granchio originario delle coste di Florida, Brasile, Baja California e Cile settentrionale. Una decina di anni fa la sua presenza è stata segnalata anche nel Mediterraneo e ora la sua popolazione, in alcune aree, ha addirittura soppiantato completamente le specie di granchi locali.
Maria Cristina Ricossa
http://www.giornaledibrescia.it/
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NATALE: COME ACQUISTARE IL PESCE SENZA FARSI FREGARE

domenica 28.12.2008 - Il Natale è ormai alle porte e gli italiani pensano ai prodotti che arricchiranno le nostre tavole in occasione del cenone natalizio. Codici pensa ai consumatori e stila un vademecum per l'acquisto del pesce, prevalentemente. Per la cena della vigilia,suggerisce l'associazione di consumatori, i piatti regionali occupano la scena. Se al Nord predomina la carne, al Sud è il pesce a far da padrone. Un’indagine Ismea ha evidenziato come la componente domestica, cioè legata ai consumi delle famiglie italiane, prevede una contrazione dell'1,5% in quantità rispetto al dato del 2007. Nonostante in calo del 10% delle vendite nel mercato in occasione delle festività l’acquisto di prodotti ittici sarà comunque una sorta di tappa obbligata. Secondo l’Osservatorio Agroalimentare del Codici sono molti gli esercenti che non seguono le regole imposte dall’Unione Europea, che, con uno specifico Regolamento, (n. 104\200), impone ai venditori di prodotti ittici di indicare sulle etichette alcune caratteristiche. Le etichette, secondo tale regolamento, devono contenere dei requisiti fondamentali. A cominciare dalla enominazione commerciale della specie: è il requisito più rispettato. Facoltativa è l’aggiunta della denominazione scientifica. Area di pesca: le specie ittiche catturate in mare devono riportare l’area di pesca (Oceano Indiano, Atlantico, Mar Mediterraneo, ecc); per quelle provenienti da acque dolci o allevamento è sufficiente specificare, rispettivamente, il paese d’origine o quello in cui si è svolta la fase finale di sviluppo del prodotto o la fase che intercorre tra lo stadio giovanile e la taglia commerciale. Metodo di produzione: esso deve essere riportato secondo le seguenti diciture: “pescato”, “prodotto dalla pesca in acque dolci” oppure “allevato”. Quest’ultima informazione può essere omessa nel caso in cui dalla denominazione commerciale è chiaro si tratti di una specie pescata in mare. Una disciplina più articolata è prevista per i miscugli.Se sono specie diverse, le informazioni relative al nome commerciale, all’area di pesca e al metodo di produzione devono essere indicate singolarmente per ciascuna specie.Se sono specie identiche, ma catturate con metodi di produzione diversi, sull’etichetta devono essere3 specificati quest’ultimi. Se sono di specie identiche, ma provenienti da zone di cattura ( o allevamento) diverse, deve essere indicata la zona della frazione di prodotto prevalente nel miscuglio, con l’aggiunta dell’avvertenza che la altre frazioni di prodotto provengono anch’esse da zone diverse.Ma il pericolo “truffa” è sempre in agguato, soprattutto sulle specie ittiche di maggiore richiesta , come il pesce spada il capitone, il salmone, il caviale e i mitili. Codici per fornire altri strumenti di autotutela ai consumatori, oltre ai requisiti fondamentali che devono essere presenti sulle etichette, annovera di seguito alcuni consigli per riconoscerne la qualità: Pesce spada: può succedere che i tranci esposti sul banco sembrino di pesce spada, invece sono di verdesca (uno squalo) e quindi assai meno pregiati. Per evitare di essere truffati, preferire dunque i banchi che espongono la testa del pesce spada.Capitone: deve pesare almeno 8 etti, altrimenti è una anguilla che ha un costo minore. Salmone: occhio anche ai falsi salmoni affumicati che si ottengono non con il fuoco a legna ma siringando nella carne uno speciale aroma che simula il gusto dell’affumicatura. Tale pratica è perfettamente legale ma la qualità ne risente. Caviale: ci sono anche imitazioni del caviale: sono uova di pesci diversi dallo storione e colorate di scuro. In genere la dicitura sull’etichetta è “ succedaneo”.Mitili: cozze e vongole devono essere venduti racchiusi in retine e non sfusi per evitare il pericolo di epatitiValentina Coppola, esperta agroalimentare del Codici :” Invito i consumatori a prestare attenzione e denunciare le violazioni riscontrate agli organi competenti quali Capitaneria di Porto , Forze di Polizia ed allo stesso Codici, pensiamo che le frodi alimentari più delle altre vanno monitorate per scongiurare possibili ripercussioni sulla salute pubblica”.
fonte - http://www.newsbox.it/
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Il viaggio lungo e straordinario delle anguille

LA STUPEFACENTE MIGRAZIONE DELLE ANGUILLE
28 dic 2008 - Lo scorso week-end, dopo il grande successo della manifestazione gastronomica 2007, Lesina ha aperto le feste natalizie con la “Sagra dell’Anguilla 2008” (quinta edizione). Numerosi stands gastronomici, 3000 piatti, tanta musica per rievocare storia, tradizioni, folkore e gastronomia, che hanno come indiscussi protagonisti un popolo di pescatori. La manifestazione, organizzata con il patrocinio ed il contributo della Regione Puglia e dell’Ente Parco del Gargano, ha visto la partecipazione della società di gestione delle risorse territoriali di Lesina, dell’associazione “I Custodi degli Antichi Sapori” e del circolo “Anziani di Lesina”, oltre, ovviamente, le cooperative di pescatori.
Capitanata.it applaude all’evento con una curiosità, che non tutti conoscono.
Giuseppe Colosi, professore universitario e zoologo, nella sua opera “Le meraviglie del mare”, ci offre una descrizione particolareggiata del viaggio stupefacente che compiono le anguille.
Ce lo racconta attraverso la ricostruzione del danese J. Schmidt, che profuse tempo e danaro per scoprire il mistero della loro vita.
Ogni anno, verso autunno, le anguille adulte, dopo aver trascorso gran parte della loro esistenza nelle acque dolci senza mai abbandonarle, assumono un colore più vivace con toni rossastri sul dorso e perlacei sul ventre.
Sentono un irrefrenabile istinto atavico, che le spinge verso l’oceano.
Quelle che dimorano nelle acque delle lagune o degli stagni litoranei non hanno da percorrere che un breve tragitto e possono facilmente ed in brevissimo tempo raggiungere lo scopo.
Ma quelle che hanno dimora nelle acque interne sono costrette a compiere viaggi che, in certi casi, sono di centinaia e centinaia di chilometri.
A volte risiedono in bacini chiusi, privi di qualsiasi comunicazione con i fiumi; ma il loro istinto è più forte di qualsiasi ostacolo: esse evadono dalle vasche, dagli stagni e, durante la notte, strisciando sul suolo erboso e preferibilmente bagnato, superano la distanza che le separa dai corsi d’acqua che dovranno condurle al mare.
Una volta giunte al mare, si inabissano fino a profondità non inferiori a mille metri.
Le anguille del mediterraneo attraverso lo Stretto di Gibilterra, quelle del Baltico attraverso il Mar del Nord raggiungono l’Atlantico.
Ma il loro lungo viaggio termina nel bel mezzo del Nord-Atlantico, presso le Bermude (che distano circa 800 chilometri dalla costa americana) ed il Mar dei Sargassi (tra le Bermude e le Grandi Antille, caratterizzato da alghe gigantesche, i “sargassi”). Qui si raccolgono non soltanto le anguille provenienti dall’Europa, ma anche quelle del continente americano.
Finalmente giunte alla stazione di arrivo, sostano ad alcune migliaia di metri di profondità; avviene allora la deposizione delle uova.
Dopo questo momento, la sorte delle anguille adulte è completamente conosciuta. Può darsi che soccombono dopo breve tempo; può anche darsi che sopravvivono ancora per un periodo più o meno lungo nelle profondità marine, comportandosi come pesci abissali. Certamente non ritornano più nelle acque dolci.
I piccoli delle anguille, invece, a poco a poco rifanno in senso inverso il viaggio compiuto dai loro genitori; entrano nel Mediterraneo, nel Baltico e, dopo circa tre anni di viaggio, si avvicinano alle coste. Misurano allora non più di 6-9 centimetri.
L’affluenza verso il litorale da parte delle “cieche” (così, in tale fase, sono chiamate le piccole anguille) si verifica annualmente e, di solito, ha luogo in inverno.
All’inizio della primavera, le acque dolci ricevono la maggior quantità di piccole anguille. L’ingresso nelle foci dei fiumi avviene soprattutto di notte.
Raggiunte le sedi definitive, la loro crescita avviene lentamente. Le “cieche”, dopo il loro passaggio alle acque dolci, crescono da 8 a 10 centimetri per anno e, solo dopo 4-5 anni, arrivano a misurare 40 o 50 centimetri.
Segue una sosta della durata di 3 o 4 anni. Dopodiché, ormai adulte, si preparano al lungo viaggio di ritorno, verso l’oceano.
Alfonso Masselli
foto: http://www.irreer.it/boscomesola/testi/anguille.html
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Itinerari sulle Madonie

Itinerario Madonie Sud

Ecco, in dettaglio, lo sviluppo del tracciato:

1) dallo Svincolo di Scillato della A 19 a Polizzi Generosa, km 18,6;
2) da Polizzi Generosa a Portella Colla (I raccordo con l’Itinerario Madonie centro), km 12;
3) da Portella Colla a Piano Battaglia (km 3,5) e alle Petralie (km 16,5);
4) dalle Petralie a Castellana Sicula, km 11,8;
5) da Castellana Sicula a Sclafani Bagni (km 34,3) e Caltavuturo (km 14,9);
6) da Caltavuturo a Scillato (km 12) e allo svincolo A 19 (km 1,6);
L’intero itinerario ha uno sviluppo, escursioni escluse, di chilometri 128,2, nel caso si intenda uscire dallo stesso punto di accesso (svincolo di Scillato della A 19), ovvero di chilometri 149,6 qualora si decida per la prosecuzione sino alla ss 113. Esso necessita di una permanenza ideale sul territorio di 3-5 giorni. Essendo articolato nel versante meridionale e centro meridionale del sistema montuoso madonita e attraversando territori estremamente diversificati tra di essi, questo primo percorso consente di avere un’immagine esauriente dei vari ambienti che, più in generale, connotano l’intera area del Parco. Le escursioni o le passeggiate proposte lungo il percorso, costituiscono ulteriori strumenti di approfondimento conoscitivo di questa parte del Parco. Analogamente agli altri due, questo itinerario consente di immettersi direttamente su quello limitrofo - Madonie centro - con il quale ha in comune il tratto compreso tra Portella Colla e le Petralie. L’immissione nell’Itinerario Madonie nord è invece possibile raggiungendo da Collesano l’abitato di Isnello (km 10) e quindi procedendo in direzione Cefalù o Castelbuono.

(1) DALLO SVINCOLO DI SCILLATO DELLA A 19 A POLIZZI GENEROSA (KM 18,6)

Usciti dall’autostrada Palermo-Catania (A 19) allo svincolo di Scillato, dopo 1,1 km ci si immette,
svoltando a sinistra, sulla statale 643; lasciato dopo circa cinquecento metri, sulla sinistra, il bivio
per Scillato si prosegue sino a raggiungere, dopo circa 2 km, il bivio Firrionello ove, deviando a
destra, si dirige verso Polizzi Generosa. Percorse poche centinaia di metri dal bivio, sulla destra, in
basso compare il primo dei numerosi insediamenti rurali presenti in questa porzione di territorio. Si
tratta della Masseria Firrionello, elegante complesso risalente ai primi del Novecento.
Continuando sulla statale, subito dopo aver valicato il rigoglioso Vallone Firrione, una breve
deviazione (imboccare a sinistra una ripida e tortuosa stradella, seguendo l’indicazione "Vecchio
frantoio") permette la visita di un altro elegante complesso rurale, quello delle Case Firrione, tra i
più belli e significativi dell’intera area madonita. Più antico ed articolato rispetto alla vicina
Masseria Firrionello - il primo impianto risale all’inizio del Settecento - l’imponente complesso è
connotato da un raffinato prospetto, da due grandi cortili, da numerosi corpi bassi che racchiudono
le tre corti, da una monumentale scala che dà accesso all’edificio centrale e da una piccola cappella.
Sempre in salita, si raggiunge (km 2 circa) una carrozzabile che interseca la statale. Imboccandone
il tratto di destra, in ripida discesa e bordeggiato da un fitto filare di Cipressi, si perviene alla
Masseria Carpinello, di impianto ottocentesco; seguendo invece il tracciato a monte, sulla sinistra
della strada, si raggiungono le Case Trapani. Quasi un piccolo borgo rurale, questo suggestivo
complesso è stato realizzato tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento.

Notevole, da qui, il paesaggio che si apre su tutta la Valle dell’Imera settentrionale, a sud, e sul
massiccio dei Cervi, a nord. Si procede ancora sulla statale, che si snoda sotto la parete rocciosa
della Timpa della Mendola sulla quale sprofonda, ben visibile in alto sulla sinistra, la "Padella" -
uno dei siti naturalistici tra più interessanti del Parco - mentre di fronte e sulla destra, a poco a
poco, va aprendosi il grandioso scenario offerto dall’"Anfiteatro della Quacella" un altro dei luoghi
tra i più significativi dell’area protetta. Dopo circa 5 km si entra nella contrada Mulini. Un’altra
deviazione, allora, si impone per discendere nella Flomaria molendinorum, l’antica Valle dei
mulini di Polizzi Generosa.
Da non perdere:
- Passeggiata alla Valle dei Mulini
(km 0,700 circa; quota di partenza 718 m slm circa, quota di arrivo 520 m slm circa; facile; Zona D del Parco)
Imboccando e seguendo il sentiero a destra della statale, ci si immerge nella Valle dei Mulini.
Luogo emblematico, racconta la storia antichissima di queste contrade ricche d’acqua ove, a partire dal XII secolo, ha prosperato l’attività molitoria, perno dell’economia locale per alcune centinaia di anni. Della Flomaria molendinorum residuano oggi una serie notevole di edifici, parecchi dei quali conservano ancora le caratteristiche costruttive originarie, e numerosi elementi delle apparecchiature molitorie. Alimentati tutti dallo stesso flusso d’acqua, i mulini erano perciò perfettamente allineati lungo la valle, così come oggi li possiamo ammirare. Si tratta di un complesso di una quindicina di edifici - o ruderi di essi - di grande interesse, taluni dei quali - Nuavu di Jusu, Granni, Du Spitali, Pitta - restituiscono pressoché intatta l’immagine originaria non solo degli apparati macinanti ma, anche, dell’insieme architettonico, spesso, come nel caso del Mulino Pitta, egregiamente inserito nel contesto ambientale. Il Mulino Du Spitali infine,
perfettamente restaurato per scopi didattici, consente di assistere ancora all’antico quanto
suggestivo processo della molitura. Riguadagnata la statale si raggiunge ben presto Polizzi
Generosa (917 m s.l.m.), distesa sopra un’alta dorsale rocciosa e aperta verso ampi paesaggi.
L’ampiezza e la ricchezza naturalistica e paesaggistica del territorio polizzano offrono illimitate
possibilità di effettuare belle passeggiate ed escursioni nel "cuore" del Parco. Lo stesso tratto di
strada che, una volta lasciata Polizzi condurrà a Portella Colla e, successivamente, a Piano Battaglia e sino alle Petralie, può essere peraltro considerato un vero e proprio "itinerario naturalistico "altamente suggestivo e di altissimo pregio.

(2) DA POLIZZI GENEROSA A PORTELLA COLLA (KM 12)

Dalla parte bassa e più orientale dell’abitato di Polizzi Generosa, si imbocca la sp 119, lasciando, in basso sulla sinistra, la piccola Chiesa della Madonna della Pietà, meta, in agosto, di un
pellegrinaggio di fedeli. Il paesaggio, subito grandioso, ancor più lo diverrà man mano che la strada avrà guadagnato quota. Intanto sono già visibili sulla sinistra, in fondo, a degradare sulla Valle dell’Imera, il massiccio dei Cervi, più a centro la "Padella" e, quindi, la Timpa della Mendola; poco dopo compaiono anche, di fronte e quasi in successione, Monte Scalone, la vetta di Monte Quacella, Monte Mùfara. Percorso poco meno di un chilometro (km 0,800 circa da Polizzi) si incontra, sulla destra, un cancello oltre il quale si apre un sentiero di servizio della Forestale,
percorribile a piedi, che raggiunge il Santuario di Madonna dell’Alto e il vicino Monte San
Salvatore.
Da non perdere:
- Escursione al Santuario di Madonna dell’Alto e a Monte San Salvatore
(km 10,5, circa; quota di partenza 925 m s.l.m. circa, quote di arrivo 1819 m s.l.m. e 1912 m s.l.m.; molto impegnativa; Zone B e A del Parco)

Si tratta di un percorso molto faticoso, la cui bellezza, comunque, ricompenserà quanti vorranno
affrontare questa escursione. Segnaliamo, tuttavia, che lo stesso Santuario - la cui visita è da non
perdere - è più facilmente raggiungibile da Castellana Sicula (v. più avanti in questo stesso
itinerario). Il sentiero, dopo aver lasciato dopo 3,6 km circa, sulla destra, un caseggiato con
abbeveratoio, piega verso nord, inerpicandosi lungo le pendici orientali delle Timpe di Monte
Cavallo, prima, e di Monte Cavallo, poi. Intorno al km 9 ci si immerge in una splendida, fittissima
faggeta sino a raggiungere, dopo un altro chilometro circa, un’ampia radura dominata in alto a
destra da Monte Alto e di fronte dalla vetta del San Salvatore. Radura dalla quale si dipartono
numerosi sentieri. Basterà, quindi, svoltare a destra per ascendere, dopo aver superato un
abbeveratoio, il Santuario di Madonna dell’Alto (XIV sec.), a quota 1819 m s.l.m.; proseguendo,
invece, dalla radura sul sentiero di sinistra, dopo 1,5 km circa, si incontrerà sulla destra un’altra
pista che raggiunge la vetta di Monte San Salvatore, a quota 1912 m s.l.m.: superfluo descrivere la grandiosità dei paesaggi che dal Santuario e dal San Salvatore si aprono verso l’intero complesso madonita e su buona parte della Sicilia. Il sentiero prosegue, poi, verso Piano Iola (1651 m s.l.m.), Piano Prato (ov’è un abbeveratoio), Monte Quacella, Vallone Madonna degli Angeli e si ricollega (km 6,5 circa) alla provinciale 119, proprio ai piedi dell’"Anfiteatro della Quacella" (v. anche più avanti).
Procedendo oltre il cancello e guadagnati i 1000 metri di quota intorno al km 3 della provinciale, la vegetazione si arricchisce di Roverelle, Castagni, Noccioli, Lecci, Ornielli; quindi, dopo il km 5,
aggirate da ovest le pendici di Monte Scalone, appare sulla destra la parte bassa del Vallone
Madonna degli Angeli. Al km 6 circa, sulla sinistra, si apre una pista carrabile che discende sino al
vivaio della Forestale: da qui si può partire per una nuova bellissima escursione verso la "Padella".
Da non perdere:
- Escursione al Marcato Russo e alla "Padella"
(km 5,5 circa; quota di partenza 1080 m s.l.m. circa, quota di arrivo 1428 m s.l.m.; mediamente impegnativa,
Zona B del Parco)
Raggiunto il vivaio si lascia una pista sulla sinistra e si prosegue a destra, in leggera salita; superato
il Vallone San Nicola, si perviene ad un pagliaio, una caratteristica capanna di pastori,
perfettamente restaurata e si procede in direzione nord-ovest, sempre in salita. Al km 5 circa, a
quota 1428, si raggiunge il bellissimo e pietroso pianoro di Roccasella sul quale insiste il Marcato
Russo, un insieme di pagliai e recinti in pietra adagiati sul declivio di una dolina, in parte ricavati
direttamente dalla roccia, che rendono il luogo ancora più suggestivo. I marcati - ovvero luoghi di
caseificazione e ricovero per animali ed uomini - sono molto diffusi, ed ancora oggi in uso, nelle
aree sommitali delle Madonie lungo gli impervi sentieri dei pastori, in prossimità di aree pascolive e di punti d’acqua. Dal pianoro, piegando verso sud e procedendo per un breve tratto ancora, si perviene alla parte sommitale della "Padella", ove si coglie in tutta la sua bellezza una veduta pressoché totale della stessa ed un magnifico panorama. Profonda e caratteristica incisione sul versante sud-orientale del massiccio dei Cervi, questa singolare emergenza geomorfologica rappresenta non solo un esempio unico, per la sua grandiosità, di valle cataclinale ma, ancora, habitat di grande interesse per numerose specie vegetali, tra le quali il Leccio e svariati endemismi.
Ancora avanti sulla provinciale, sino ad un altro cancello, posto, intorno al km 8,2, sulla destra.
Oltrepassatolo, (a piedi) ci si immette su di una pista che conduce al Vallone Madonna degli Angeli e prosegue poi per altre mete.
Da non perdere:
- Passeggiata al Vallone Madonna degli Angeli
(km 3 circa; quota di partenza 1200 m slm circa, quota di arrivo 1550 m slm circa; facile; Zona A del Parco)

Luogo emblematico e carico di significati, il Vallone Madonna degli Angeli ospita - tra i 1400 ed i
1650 m s.l.m. - le poco più di venti piante relitte di Abete dei Nebrodi, uniche al mondo. Lasciato
alle spalle l’"Anfiteatro", la pista si inerpica lungo le pendici meridionali di Monte Quacella, un
vero e proprio "giardino botanico", ricco della maggior parte degli endemismi locali e delle specie
più espressive. Dopo circa 1,5 km, su di un tornante della pista, si diparte un sentiero sulla destra
che si addentra nel Vallone Madonna degli Angeli. Imboccatolo, ci si muove sul versante più
soleggiato dello stesso, quello esposto a meridione, colonizzato dal Leccio il quale, spingendosi a
settentrione fino a 1750 metri di altezza - quasi alla vetta di Monte Quacella (1869 m s.l.m.) -
raggiunge qui il limite altitudinale più elevato ov’è possibile rinvenirlo in Sicilia; di fronte, sul
versante più fresco ed ombreggiato di Monte Scalone (1654 m s.l.m.), compare il Faggio e qualche esemplare sparso di Abete dei Nebrodi. Dopo aver percorso poco più di un altro chilometro lungo questo stretto sentiero, si incontrano i primi esemplari di Abies nebrodensis, tutti rigorosamente catalogati e protetti, facilmente riconoscibili dal portamento della chioma a campana, dai particolari strobili e dall’assetto dei rametti disposti a croce, da cui il nome dialettale, arvulu cruci cruci.
Proseguendo oltre, la provinciale prende a costeggiare, sulla destra, in direzione sud-nord, il piede del versante occidentale di Monte Quacella, quello, cioè, che precipitando dall’alto dei suoi 1869 metri d’altezza sino alla sottostante valle, forma una sorta di singolare, quanto altamente
spettacolare, anfiteatro naturale formatosi dal disfacimento delle rocce che compongono il
massiccio (che sul versante opposto - fittamente vegetato - si raccorda con Monte Mùfara a nord,
Monte Daino a est, Vallone Madonna degli Angeli a sud). Pochi altri luoghi in Sicilia rivestono la
stessa importanza scientifica di questo magnifico sito, oggetto di studio da parte di botanici di tutto il mondo: nei diversi ambienti che lo connotano - le rupi, gli ampi ghiaioni colonizzati, i pianori - sono concentrate, infatti, una rilevante quantità di specie vegetali, moltissime, delle quali endemiche. Importante, anche, la presenza di numerosi rapaci, della ormai infrequente Coturnice siciliana, del Corvo imperiale, della Martora, del Gatto selvatico e dell’Istrice, di numerosissime farfalle, quali l’Aporia cratægi, la japygia; elanargia russiæ, la Cupìdo minimus, la più piccola del Parco; infine, una rarità: il Pamphagus marmoratus, una grossa cavalletta verde senza ali, esclusiva delle Madonie e di Monte Cofano (Trapani).
Lasciato alle spalle questo magnifico ambiente, la provinciale continua la sua salita aprendo, via
via, panorami sempre più ampi ed emozionanti. Poco dopo, si raggiunge Portella Colla (1421 m
s.l.m.), base di partenza per un’altra bella escursione a piedi in direzione Monte dei Cervi. Portella Colla, ove la provinciale 119 si innesta nella sp 54, è anche un nodo di raccordo di questo anello con l’Itinerario Madonie centro.
Da non perdere:
- Escursione da Portella Colla al Lago di Piano Cervi, al Vallone Nipitalva e al Fonte
Castellaro
(km 7 circa; quota di partenza 1421 m s.l.m., quota di arrivo 1454 m s.l.m. circa; facile sino al Lago,
mediamente impegnativa dopo; Zone A e B del Parco)
Imboccata la carrozzabile a sinistra, sbarrata da un cancello della Forestale che preclude il traffico veicolare privato, immergendosi presto in una fitta foresta di Faggi, Aceri montani, Aceri campestri, Roverelle, Agrifogli, si procede in salita in direzione nord-ovest, lungo le pendici di Cozzo Piombino (1620 m s.l.m.), sino a raggiungere, dopo circa due chilometri, al centro di una bellissima spianata verde - una depressione carsica aperta - circondata da una fantastica faggeta, il piccolo Lago di Piano Cervi (1504 m s.l.m.). Superato da sinistra il pianoro, il sentiero - che si snoda adesso tra le pendici di Monte dei Cervi e la Valle Marabilice, ad ovest, e quelle di Pizzo Colla (1676 m s.l.m.), a est - raggiunge, dopo altri 1500 metri circa, un pagliaio con il vicino rifugio del Club Alpino Siciliano (C.A.S.) e successivamente la Valle della Giumenta e (km 1,5 circa) Cozzo Morto (1611 m s.l.m.), ove culmina la salita.

Lasciato sulla sinistra un sentiero che riporta al Lago di Piano Cervi attraverso la bella Valle di
Marabilice e, sulla destra, il Vallone Secco che discende sino a Piano Zucchi, si procede in discesa
(ancora 2 km circa), lungo le aspre e nude pendici settentrionali di Monte dei Cervi, sino al Vallone Nipitalva. Qui, in prossimità del Fonte Castellaro (1454 m s.l.m.) termina l’escursione; tuttavia il sentiero, dopo aver bordeggiato il Vallone Nipitalva, prosegue in direzione ovest - lungo il bellissimo e selvaggio Fosso Inferno - raggiunge le Case Cava e, da qui, la provinciale 9 bis (km 2 circa, tratto molto impegnativo, in forte pendenza), 2,2 km circa più a nord del bivio Firrionello, in direzione Collesano (v. anche escursione da Scillato, in questo itinerario). Sulla via del ritorno, anziché procedere a ritroso sullo stesso percorso sino a Portella Colla, è possibile, in alternativa, imboccare, poco prima di Cozzo Morto, il sentiero sulla destra che ridiscende al Lago di Piano Cervi attraverso la Valle di Marabilice: deviazione che, peraltro, consente eventualmente di raggiungere la vetta di Monte dei Cervi. Optando per questa soluzione, si incontrerà dopo circa cinquecento metri un ulteriore sentiero a destra che si dirige verso Piano della Madonna (1622 m s.l.m.) e, dopo aver piegato verso ovest, risale sino ai 1794 metri d’altezza di Monte Cervi (km 2 circa, mediamente impegnativo). Ritornati indietro, si svolterà a destra e, procedendo lungo la Valle di Marabilice, si raggiungerà il Lago di Piano Cervi (km 1,5 circa) e ancora, da qui, riprendendo il sentiero principale, Portella Colla.

(3) DA PORTELLA COLLA A PIANO BATTAGLIA (KM 3,5) E ALLE PETRALIE (KM 16,5)

Al bivio di Portella Colla, svoltando a destra (lasciando a sinistra la strada che discende a Piano
Zucchi e Collesano, tratto incluso nell’Itinerario Madonie centro) ci si immette nella provinciale 54
per raggiungere Piano Battaglia. Poiché dal momento in cui si è raggiunta Portella Colla questo
itinerario coincide, nella frazione compresa tra la Portella stessa e le Petralie (seppure in senso
inverso), con quello Madonie centro, ad esso rimandiamo per la descrizione del tratto stradale e
delle relative escursioni. Qui vogliamo solamente anticipare la straordinaria bellezza di questo
versante del complesso madonita attraversato dalla provinciale 54: un tratto di strada, questo, che può ben definirsi un vero e proprio "sentiero naturalistico" attraverso il "cuore" del Parco. Un sentiero che si snoda dapprima tra le più integre ed ampie faggete delle Madonie, quindi in un
bellissimo querceto, per concludersi ai piedi di Petralia Sottana, dopo aver offerto scenari di natura forse i più incantevoli tra quelli esibiti dall’intera area protetta e, certamente, tra i più inusitati per la Sicilia.

(4) DALLE PETRALIE A CASTELLANA SICULA (KM 11,8)

Appena fuori Petralia Sottana, ci si immette (a sinistra) sulla ss 120 che, costeggiando brevemente l’Imera meridionale, punta verso Castellana Sicula, immergendosi ben presto in un paesaggio completamente mutato. Adesso infatti ci si muove in direzione sud-ovest, nel versante più meridionale dell’area madonita, collinare, dolcemente degradante verso l’altipiano centrale della Sicilia e caratterizzato principalmente da attività agricole e silvo-pastorali. Qui dunque si
percepisce più chiaramente - come del resto nel versante settentrionale, alle quote più basse - come l’ambiente vegetale di buona parte del territorio sia, oggi, anche il risultato delle molteplici attività umane. Procedendo lungo le mosse falde di Monte San Salvatore, discendendo, quindi, sino al valico di Cozzo di Boageri (836 m s.l.m.), si raggiunge il piccolo e delizioso abitato di Castellana Sicula (765 m s.l.m.), con le sue borgate di Calcarelli e Nociazzi, rinomato centro di villeggiatura adagiato su di una sella fra vigneti, oliveti ed ampie distese verdi.

Da non perdere:
- Escursione al Santuario di Madonna dell’Alto
(km 9 circa; quota di partenza m 989 m slm, quota di arrivo 1819 m slm; impegnativa; Zone C e B del Parco)
L’escursione prende l’avvio dalla borgata di Nociazzi che si raggiunge facilmente da Castellana
Sicula (km 3 circa) imboccando dalla ss 120 (dir. Caltavuturo), sulla destra, una strada comunale.
Proseguendo, poi, per poche centinaia di metri oltre la borgata, si incontra, sulla destra, la
carreggiabile per il Santuario. Inerpicandosi lungo le pendici delle Rocche del Pomo, aggirandole
da est, si valica Portella Maruggi (1204 m s.l.m.), si lascia sulla destra un sentiero e si prosegue in
ripida salita.
Superate, poi, con una serie di ripide serpentine le pendici meridionali di Monte Alto, sulla cui vetta sorge il Santuario, si raggiunge, infine, un’ampia radura verdeggiante: di fronte si avrà così Monte San Salvatore, sulla sinistra la pista che, immergendosi in una rigogliosissima faggeta discende verso il Vallone Madonna degli Angeli, e sulla destra il sentiero che conduce al Santuario di Madonna dell’Alto (1819 m s.l.m.).

(5) DA CASTELLANA SICULA A SCLAFANI BAGNI (KM 34,3) E CALTAVUTURO (KM 14,9)

Subito dopo l’abitato di Castellana la statale 120, dirigendo verso sud-ovest, esce dai confini del
Parco, lascia, dopo 2,7 km, sulla destra, il bivio per Polizzi Generosa, discende sino ad intersecare
l’autostrada A 19 all’altezza dello svincolo di Tremonzelli e piega, quindi, verso nord-ovest,
risalendo in direzione di Caltavuturo.
Poi, procedendo lungo la dorsale che divide i bacini dell’Imera settentrionale, a destra, e dell’Imera meridionale, a sinistra, inizia la salita verso Caltavuturo su cui incombe l’aspra Rocca di Sciara con i suggestivi ruderi di Terravecchia. Poco prima dell’abitato, poche centinaia di metri dopo il km 32 della statale, si dovrà deviare sulla sinistra - si raggiungerà Caltavuturo successivamente - immettendosi brevemente (km 4,8) sulla sp 8 e quindi, al successivo bivio, svoltando a destra, sulla sp 58 per risalire sino a Sclafani Bagni (km 6,5).
Si raggiunge così - rientrando all’interno dell’area del Parco - Sclafani Bagni (813 m s.l.m.), dopo
aver marciato per gli ultimi chilometri in un verde altopiano punteggiato da Ginestre, Asfodeli,
Olivastri, Roverelle, dal quale emerge, in fondo, la Rocca con la cittadina. Lasciata Sclafani si
procede ancora, lungo la provinciale 58, in direzione delle Terme di Sclafani - o Masseria Bagni -
ove si giunge dopo un breve tragitto, tutto a serpentine. Luogo ricco di suggestione per la bellezza paesaggistica, è stato per lungo tempo sede di un apprezzato complesso termale, purtroppo oggi in disuso. Gli edifici - il corpo centrale, una semplice ma aggraziata cappella e i resti delle vecchie terme - risalenti ad epoche diverse, sorgono infatti al centro di una bella radura verdeggiante, perennemente riparata dai venti meridionali dalle strapiombanti pareti della Rocca di Sclafani, dalla quale sgorgano le calde acque termali.
Proseguendo oltre, a circa un chilometro dai Bagni, verso valle, sulla sinistra, si scorgono i resti di
un notevole complesso molitorio a ruota - il Mulino della Gurga - dal possente muro di
canalizzazione ancora integro. Poco dopo, la provinciale si innesta nuovamente sulla ss 120
(svoltare a destra al bivio), raggiunge il fondo valle e risale, tra Roverelle e Robinie, tra Ginestre e Olivi, sino all’abitato di Caltavuturo (635 m s.l.m.).

(6) DA CALTAVUTURO A SCILLATO (KM 12) E ALLO SVINCOLO DELLA A 19 (KM 1,6)

È la provinciale 24 che adesso si dovrà imboccare, a nord di Caltavuturo, per discendere sino
all’Imera e raggiungere Scillato. Interessante dal punto di vista paesaggistico, questo tratto lo è
ancora di più perché attraversa un territorio di notevole valore archeologico: sulle cime e lungo le
pendici dei rilievi a ovest, Pizzo Sant’Angelo (606 m s.l.m.) e Monte Riparato (520 m s.l.m.) e in
contrada Santa Venere sono stati infatti rinvenuti significativi reperti di Età imperiale, risalenti cioè al IV sec. a.C.
Un sentiero che si stacca in discesa sulla sinistra, subito dopo il km 8 della statale, si spinge sino ai declivi delle due alture (km 3 circa), ricoperte da una fitta vegetazione arbustiva; la contrada Santa Venere è, invece, più facilmente raggiungibile da un altro sentiero che si diparte dall’abitato di Scillato. Aggirata, quindi, dal versante nord-occidentale, la Rocca di Sciara, la strada punta decisamente ad est verso il fondovalle dell’Imera. Raggiunto e lasciato sulla sinistra il bivio per lo svincolo dell’autostrada, si prosegue ancora sino al successivo bivio: svoltando a sinistra si è, così, in breve, a Scillato ove si conclude l’itinerario.
(Dal volume "Parco delle Madonie" - di Francesco Alaimo - Fabio Orlando Editore)
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Nasce UFFICIALMENTE l'Associazione Giovani Per Sant'Agata

Quest’oggi, 24 dicembre 2008, è una data speciale per noi. Oggi UFFICIALMENTE nasce l’Associazione Giovani Per Sant’Agata. Tutto è nato un pomeriggio di settembre dello scorso anno, quando, un gruppo di amici si riunì per creare un blog dove poter discutere e interessarsi di Sant’Agata. La ritrovata voglia dei giovani santagatesi di discutere, confrontarsi, criticare ha caratterizzato e continua a caratterizzare la vita del nostro “diario online”. Ma questo non ci bastava. Volevamo essere più attivi nel nostro paese. Volevamo essere non solo “virtuali”. Da qui è nata l’idea di costituirci associazione giovanile. Ora finalmente abbiamo il “vaso” dentro cui “piantare i fiori”. I fiori sono le nostre idee, le nostre iniziative, le nostre critiche; il vaso è l’associazione. Ma un’associazione, per essere davvero propositiva e vogliosa di fare, ha bisogno di ognuno di voi. Per questo vi invitiamo sin da subito ad iscrivervi come soci, partecipando, quindi, alle assemblee e proponendo tutto ciò che vorreste potesse essere realizzato o semplicemente per discutere di problemi della nostra Sant’Agata e non, con spirito giovane e voglia di fare. Noi giovani siamo il futuro. E se iniziamo a costruircelo, partendo da Sant’Agata, probabilmente sarà migliore di come lo è stato fin ora. Vorrei ricordare che l’associazione non ha alcuna appartenenza politica e che le iscrizioni sono possibili dai 15 ai 37 anni di età. Sono stati nominati: Presidente: Di Marco Davide Vicepresidente: Marotta Samuele Segretario: Vitale Biagio Tesoriere: Maimone Giuseppe Aiutateci a cambiare la nostra città!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
martedì 23 dicembre 2008

Pedofilia: piaga sociale
Riconnettendomi al post precedente vorrei a puntate percorrere delle argomentazioni sul sociale che credo siano molto attuali. Non so per quale motivo, però, forse per qualche oscuro tabù dei fasti passati, non se ne parla con acutezza e con determinazione, ne si lavora per debellare alle basi un problema grave e distruttivo per la civiltà odierna. Con il termine pedofilia si intende quella morbosa mania di sconvolgere e perseguire delle violenze ai danni di minori, soprattutto di carattere sessuale. Chi, solitamente, si macchia di simile delitto? La varietà con la quale si può rispondere a questa domanda non ha limiti: professionisti, persone normali (impossibile dimenticare quella bambina segregata a casa del vicino che in Austria perse un decennio della sua preziosa e giovane vita e data come scomparsa), individui con tendenze sessuali opposte, gente del clero, repressi e sconsolati in generale, insegnanti ed educatori, parenti stretti. E' una di quelle manie che risponde ad impulsi senza un ragionamento: è molto connessa alla violenza e non si lascia convincere dalla pietà. E' motivo scatenante di problemi della sessualità e dell'identità sessuale di tanti piccoli. Un atroce delitto che oggi la Legge condanna con decisione, ma che a volte sia l'arte che la letteratura che la filmografia in genere hanno dipinto, enunciando un modo d'essere e la vita reale della nostra civiltà. Ma cos'è civiltà? Essere cittadini liberi, o rispettare la libertà altrui, specie dei più vulnerabili?
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V. Consolo «L'Italia è un paese tele-stupefatto»

26 dicembre 2008
Fra i maggiori scrittori italiani viventi, Vincenzo Consolo è stato recentemente ospite del festival di letteratura romancia di Domat Ems, nel canton Grigioni. A colloquio con swissinfo parla della mafia, della Sicilia contadina, del ruolo della cultura nell'Italia odierna.
Vincenzo Consolo non si stanca di riflettere e scrivere sul suo paese e sulla sua regione d'origine, la Sicilia. Trapiantato a Milano da quarant'anni, Consolo ha sempre guardato alla sua terra com chiave per leggere la storia e la società italiane.
swissinfo: Lei come molti siciliani vive fuori dall'isola. Vivere fuori dalla Sicilia è per lei una condizione per poter scrivere?
Vincenzo Consolo: Non credo che sia una condizione imprescindibile. Si può anche scrivere nell'isola. Leonardo Sciascia per esempio è rimasto nell'isola, anche se viaggiava molto. Anch'io, avendo fatto i miei studi universitari a Milano, sono tornato in Sicilia proprio perché avevo deciso di fare lo scrittore e pensavo di poterlo fare soltanto lì.
Sono rimasto cinque anni, ho insegnato nelle scuole agrarie, in paesi di collina, di montagna, però poi ho capito che questa scuola era una finzione, perché questi ragazzi si sarebbero diplomati in agraria, ma il mondo contadino era ormai finito, quindi sarebbero stati costretti a emigrare come avevano fatto i loro padri. Allora ho deciso di andarmene.
Giovanni Verga, che come me visse a Milano, diceva che per scrivere lui aveva bisogno della giusta distanza dal luogo che lui aveva lasciato, cioè Vizzino Acitrezza, però poi aveva bisogno di tornare per verificare. Noi che andiamo via diventiamo come dei pendolari, partiamo, andiamo via, ma poi torniamo continuamente. È un continuo viaggio di ritorno.
swissinfo: La Sicilia è rimasta il tema centrale della sua opera. Lei talvolta parla della Sicilia nobile e della Sicilia ignobile...
V.C.: Esistono due Sicilie. Quella che appare di più naturalmente, per la sua atrocità, è la Sicilia ignobile, cioè la Sicilia della mafia. Quella nobile è la Sicilia contadina, la Sicilia delle lotte contadine. Ed è la Sicilia dei tanti sindacalisti e dei tanti giornalisti uccisi dalla mafia, la Sicilia dei magistrati.
Ma non dimentichiamo che la mafia non è più un fenomeno soltanto siciliano, ormai le sue diramazioni sono in tutto il paese. La mafia è arrivata a Milano, a Torino, le trame del potere politico mafioso sono profonde e solide.
swissinfo: Mi sembra che ora di mafia si parli poco, che tutta l'attenzione sia concentrata sulla camorra ...
V.C.: La mafia – al contrario della camorra, che è una criminalità un po' anarchica – ha un suo organigramma, con un'organizzazione ben precisa. Quando riceve dei colpi si occulta.
Dopo l'arresto di Riina e di Provenzano, siamo in una fase di occultamento. Adesso c'è una sorta di silenzio della mafia. Le trame però sono solide, il legame con il potere politico, il legame con l'imprenditoria sono sempre lì.
swissinfo: Ma qualcosa è cambiato nella società siciliana?
V.C.: Qualcosa è cambiato: i commercianti che si ribellano al pizzo, gli studenti. Palermo è stata molto attiva nel movimento delle scorse settimane contro il decreto Gelmini, sia nelle scuole medie, sia all'Università. Insomma, c'è qualcosa che lascia sperare in un cambiamento. La gente forse sta prendendo coscienza.
swissinfo: Lei ha lavorato per Einaudi, ha conosciuto intellettuali come Vittorini, Calvino e altri che hanno avuto un ruolo di primo piano nel dibattito culturale dell'Italia del dopoguerra. Oggi ci sono ancora figure di questo genere?
V.C.: I tempi sono ormai talmente cambiati... La nostra è la società dello spettacolo, per avere presa sull'opinione pubblica bisogna apparire. Ora, l'intellettuale è il meno adatto per apparire, fare spettacolo, calcare le ribalte mediatiche. Quando ancora questi intellettuali come Calvino, Sciascia, Moravia, Elsa Morante, Pasolini scrivevano sui giornali, si aprivano dei dibattiti...
Oggi non è più così. Oggi fanno colpo sulle masse degli impostori che vanno alla televisione a fare spettacolo, a urlare. L'esempio massimo è Vittorio Sgarbi. Questo è l'emblema di quello che oggi è l'intellettuale italiano.
swissinfo: Eppure un giovane scrittore italiano come Roberto Saviano è riuscito a far parlare di temi reali...
V.C.: Imprevedibilmente, perché Roberto non aveva immaginato tutto questo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo prima dell'esplosione del fenomeno Gomorra. È un ragazzo di una profonda cultura e molto intelligente.
Gomorra è un libro molto bello, che ha avuto un effetto straordinario ed è stato utilissimo per il nostro paese, non solo per Napoli.
swissinfo: Lei cita spesso Pasolini e in particolare l'idea da lui espressa di una «mutazione antropologica» subita dalla società italiana nel dopoguerra. Che cultura sostituisce la cultura popolare che oggi non c'è più?
V.C.: No, non c'è più la cultura popolare, ci sono soltanto delle persone che cercano di continuare questa grande tradizione... E poi ci sono gli scrittori, che lavorano sulla memoria, perché la scrittura senza memoria è una scrittura orizzontale, senza nessuna profondità.
La società odierna mi fa pensare al romanzo «Fahrenheit 451», dove la moglie del protagonista vive in una stanza con tre pareti televisive. Intendiamoci, la televisione può essere anche uno strumento utilissimo, ma se è usata dal potere politico-mafioso, diventa un'arma terribile e devastante. Per questo chiamo l'Italia di oggi un paese tele-stupefatto.
Noi italiani oggi siamo individualisti, consumisti, amiamo molto la spettacolarità, abbiamo un modo di porgerci senza nessuna interiorità, senza nessuna riflessione. Ecco, quello che abbiamo smarrito è la riflessione, il ragionamento.
Questa recessione economica – lo devo dire dolorosamente – forse scuoterà questo paese. C'è una povertà crescente che forse finalmente ci farà riflettere su quella che è la condizione oggi dell'Italia, da tutti i punti di vista.
swissinfo: Lei è stato ospite delle Giornate letterarie romance a Domat Ems. Per lei un po' una scoperta...
V.C.: È stata una scoperta bellissima. Io amo molto queste isole linguistiche. Ho frequentato molto un paese in collina sopra il mio paese, si chiama Samfratello, ma anticamente si chiamava Demenna. Era una città greca, poi è stata abitata da emigrati della valle Padana.
Ancora oggi gli abitanti di quella zona parlano un dialetto gallo-italico-mediolatino. Ho studiato molto questa lingua, queste piccole comunità linguistiche mi interessano molto, perché hanno una loro particolarità, una loro poesia.
Intervista swissinfo, Andrea Tognina
foto: Vincenzo Consolo: «Il romancio? Una bellissima sorpresa». (flickr.com)
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Montalbano Elicona " Città del Presepio d'Italia"

Montalbano Elicona premiata “Città del presepio d’Italia 2007/08”
Un ragguardevole riconoscimento conferito da parte dell’Opera Internazionale “Praesepium Historiae Ars Populi“ segna l’edizione 2007/08 del Presepe Vivente mirabilmente ambientato negli antichi vicoli del borgo medievale di Montalbano Elicona. L’Opera Internazionale, che ha permesso di intrecciare rapporti di collaborazione con tutti i presepisti del globo, è stata istituita dagli “Amici del Presepio delle Madonie e di Sicilia”, un associazione culturale regionale, allargatasi successivamente nel 1996 come Centro Nazionale di Coordinamento e Animazione “Storici, Artisti e Presepisti d’Italia”, che si propone di conservare l’antica tradizione del presepe in tutte le sue varie manifestazioni tramite attività di promozione e animazione artistico-culturale. Quest’anno la commissione giudicatrice dell’Opera Internazionale ha attribuito al Presepe Vivente di Montalbano Elicona il premio “Città del presepio d’Italia 2007/08”, poichè la realizzazione dello stesso si è resa possibile grazie soprattutto alla solerte collaborazione attiva dell’intera cittadinanza. Pertanto il riconoscimento vuole rappresentare un particolare tributo al sentito e laborioso coinvolgimento di tutte le persone che hanno spontaneamente aderito a tale meritevole iniziativa. La cerimonia di consegna, presieduta dal segretario generale dell’Opera, prof. Michele Lo Presti, avrà luogo il 30 novembre presso l’Hotel President di Marsala nel corso delle attività congressuali annuali dell’Opera, il XXI Eventus Marsala 2008 dal tema “Presepio, umiltà di Dio”. Il premio verrà consegnato al sindaco, dott. Giuseppe Simone, che sarà presente insieme ad alcuni rappresentanti della comunità del borgo federiciano. Già l’edizione 2000/01 si era distinta per la sua “magistrale organizzazione” ricevendo il premio di miglior Presepe Vivente della Sicilia, questa volta il “Comitato per le Rievocazioni Storico Religiose” e tutti i cittadini hanno valicato i confini isolani raggiungendo una superiore meta, ad essi va l’elogio e la gratitudine dell’Amministrazione Comunale .

La scheda del borgo

Visualizzazione ingrandita della mappa
Provincia di Messina
Come si raggiunge
In auto: dallo svincolo di Falcone sull'Autostrada A 20 Messina-Palermo, si prosegue per la Statale 113, quindi s'imbocca la strada per Belvedere. Da Catania e Taormina attraverso la Statale in direzione Francavilla.
In aereo: aereoporti di Catania e Reggio Calabria.
In treno: stazioni di Barcellona Pozzo di Gotto, di Patti, di Falcone. Il collegamento dalla stazione a Montalbano è assicurato da pullman e taxi.
Altitudine m. 907 s.l.m.
Distanze in km Messina 82, Falcone 18
Abitanti 2835 (1000 nel borgo)
Patrono S. Nicola di Bari, 6 dicembre
Informazioni turistiche
Osservatorio Turistico: Palazzo Municipale, Piazza Maria SS. della Provvidenza, tel. 0941678019 ore 8,30-13,30
Internet:www.montalbano.info
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La Regione dei Nebrodi si stacca dalla Sicilia

Una lettera di Nino Dellamici: la 'corsa' dei cittadini dei Nebodi per cambiare residenza e 'annettersi' alla Regione dei Nebrodi

Ecreggio signò direttore imminentissimo,

c’iscrivo la seguente gradita lettera che segue perché a casa mia ciò lira di dio perchè mi sono arrivati avariati parenti dall’Italia e dall’estero. Come lei sa, infatti, il Governo siciliano affatto una nuova Regione chiamata ‘Regione dei Nebrodi’ e i parenti emigrati all’estero sono tornati urgentemente per sbrigarsi le carte e cambiare subito residenza, per non correre il rischio di restare ‘siciliani’.
L’ambasciatore dei Nebrodi - infatti - addetto che gli abbitanti della Regione dei Nebrodi si chiameranno ‘abitanti’ (con una ‘b’) mentre i siciliani continueremo a chiamarci ‘abbitanti’, con 2 ‘b’. Però non saremo più siciliani ma ‘nebrodiani’ o ‘nebrodesi’, con una ‘b’. Anche la moneta non sarà più l’euro ma il ‘tarallo dei Nebrodi’. Sua imminenza l’ambasciatore addetto che con un ‘tarallo dei Nebrodi’ si potrà comprare mezzo crasto, una provola di Basicò e due capi di salame di S. Angelo, oppure una raccolta completa dei dischi di Ulio Inglesias, un fustino di detersivo per lavabiancheria a mano oppure un telefono cellulare con la macchina da cucire incorporata che ricama cuoce e rammenta. La lingua parlata sarà un misto di sanfratellano, inglese e dialetto lombardo, ad eccezione dei nomi delle persone che si dovranno chiamare col nome ‘elle mistico’ e cioè col nome della Grecia antica: Nunziatas, Michelis, Turis, Assuntinas.

Lo stemma


L’ambasciatore addetto pure che ci cambiano lo stemma e ce lo mettono come a quello della Roma, che cianno una lupa coi figli che si sucano il latte.
A noi, al posto della ‘lupa’ ci volevano mettere la ‘lapa’, ma l’ambasciatore addetto di metterci la beby sister che allatta una settina di maialini dei Nebrodi col bibberò, e se la sera si fa tardi la beby sister si ferma a dormire.

L’inno nazionale

La Regione dei Nebrodi, addetto l’ambasciatore, avrà il suo statuto, il suo codice della strada, il suo codice penale, il suo kamasutra, il suo martirologio e i suoi eroi. Ora che non ciabbiamo più l’eroe Garibaldi ci possiamo prendere a Totò Schillaci oppure Vittorio Sgarbi. L’inno nazionale sarà ‘Minchia signor tenente’. Al posto della macchina si camminerà coi cavalli di San Fratello ma solo se uno è iscritto al circolo e fa le traversate, se no a piedi. E siccome nella Sicilia garibaldina il governo cià lo ‘Statuto speciale’, fondato sul lavoro, noi della Regione dei Nebrodi dobbiamo fare uno ‘Statuto coi controcazzi’, fondato sui fuochi d’artificio. La messa sarà celebrata con funzione ‘orto d’ossa’ e ‘messa’ deriverà dal verbo ‘metterla’. Inoltre, per statuto sarà tre volte Natale e convegni tutto l’anno, anche i muri potranno parlare mentre i soldi già lo fanno. E si farà l'amore ognuno con chi gli va, senza grandi disturbi, fino a una certa età (163 anni): per questo i sindaci di tutti i paesi della Regione dei Nebrodi faranno togliere ‘Via Garibaldi’ e al suo posto faranno mettere ‘Via Gra’.

Grazie della tensione. Graditi saluti.

Il suo amico Nino Dellamici
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I Nebrodi non sono di Dell'Utri

Il sen. Dell’Utri è una persona colta e sembra che su tale affermazione non ci siano contestazioni, pertanto da persona colta non troverebbe alcun motivo né punte di arroganza per attribuirsi la paternità o la proprietà dei Nebrodi. I Nebrodi, dunque, non si può dire che siano di Dell’Utri né di Bossi, né di Scorciapini Letterio né di Berlusconi e loro stessi, infatti, non ne hanno mai vantato la paternità né la proprietà.
Per Nebrodi, stando a Wikipedia, “sono da intendersi i monti Nebrodi o Caronie, una catena montuosa che assieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino Siculo. Essi confinano, a nord col Mar Tirreno, ad est con l’Etna, dalla quale sono separati dal fiume Alcantara e dall’altro lato col fiume Simeto".
Sempre secondo Wikipedia “il paesaggio naturale dei Nebrodi è caratterizzato dall’asimmetria dei versanti, ma principalmente dalla ricchissima vegetazione e dagli ambienti umidi che favoriscono lo sviluppo della flora e della fauna”. Beh, sull’asimmetria ci sarebbe da organizzare (facendolo finanziare) almeno un convegno per discuterne, per l’umidità ce n’è abbastanza e non rientra tra i miracoli di San Pio da Pietrerlcina, così come l’asimmetria.
“Vi è praticato, in maniera poco intensiva sempre Wikipedia - l'allevamento del bestiame (principalmente bovini, ma anche cavalli) ed è presente una razza autoctona di maiale (Nero delle Madonie) che vivono allo stato brado”. Oddio questo è vero, tra un convegno e l’altro ci si dimentica sempre di incoraggiare, sponsorizzare, finanziare qualche azienda di allevamento. Tanto è vero che le stesse sigle nazionali sindacali e dei consumatori considerano il maiale dei Nebrodi squisito, tipico ma ininfluente dal punto di vsita dell’entità produttiva. Lo stesso vale per i bovini, per gli ovini e per la razza equina. Forse va meglio per la pecorina.
Riguardo ai cavalli, un convegno non basterebbe. In compenso si va facendo qualche traversata e i recensori al galoppo non trovano il tempo per galoppare in squadriglia dovendo tanto scrivere, comunicare, mettere tra virgolette le dichiarazioni profetiche del capo squadra a cavallo.
In realtà, su Wikipedia non c’è scritto, i Nebrodi sono costituiti da varie migliaia di abitanti che non ricevono sussidi per il fatto di appartenere a questa futura Regione; cittadini che non si vedono finanziati convegni; che con le loro famiglie non vanno mai ad una Bit, non possono approfittare di alcun ufficio stampa per dire qualcosa. Ciò malgrado sono fortunati per il solo fatto di vivere in luoghi bellissimi, di notevole valore culturale, umano, paesaggistico e tradizionale. Pure senza parenti impiegati nei parchi e senza convegni finanziati conservano la loro cultura e una profonda dignità e questi ‘turisti per caso’ che si aggirano per i Nebrodi ora in forma di cavallerizzi, ora di esperti di uccelli rari, ora di prolifici portatori di sperma vegetale sono per loro degli ospiti e niente altro. E purtroppo da queste parti l’ospite è sacro. Anche quando continua a prendere senza mai dare, a determinare privilegi e costante inconsistenza, producendo e vendendo ‘aria fritta’.
COLDIRETTI, VALORIZZARE IL MADE IN SICILY
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Nebrodi: terapia naturale

Il viaggio di Marco Di Bella
Nebrodi: terapia naturaleIl Parco dei Nebrodi, in provincia di Messina è l'ultimo per istituzione ma il primo per estenzione in Europa.Pochi lo conoscono in Italia, ma è un territorio da veri intenditori, fatto di decine di piccoli paesi, abbarbicati sulle montagne e spesso a ridosso della costa tirrenica settentrionale siciliana.Lì trovi una Sicilia che non ti aspetti, fatta di verdi montagne che si alternano ad importanti zone umide, lussureggiante vegetazione e fauna. Queste montagne sono un ambiente particolare, fra i pochi non modificati dall’uomo. Il Parco dei Nebrodi conserva quell’aspetto primordiale che parla a una parte profonda, antica dell’animo umano. Ci ricorda che il silenzio, come il buio di una notte stellata, sono esperienze fondamentali per la psiche, capaci di risanare le inquietudini della vita di oggi. Tutti abbiamo bisogno, infatti, di riequilibrare la vita frenetica di città con momenti di quiete. Dai vicini rumorosi ai concerti all’aperto, fino alle musichette nei supermercati. Luoghi silenziosi poco frequentati dai turisti e natura, insegnano l’essenzialità, ci libera dagli orpelli, materiali e psicologici che ci portiamo dietro, per fare affidamento sulle nostre risorse interiori. Di fronte alla bellezza di certi luoghi abitati dal silenzio si possono ancora sperimentare emozioni come pace, stupore, gioia. Si accendono i riflettori sul nostro mondo interiore, diventiamo più sensibili a percezioni e pensieri.Il vento tra le foglie, il canto degli uccelli, il mormorio di una fontana o di un ruscello. Ascoltarli mentre si passeggia nei boschi o accanto a un torrente è una delle esperienze più rilassanti, un vero balsamo per le orecchie. Pensieri e preoccupazioni finiscono sullo sfondo e si godono ancora di più la bellezza del paesaggio, il profumo del bosco, la carezza del vento e il flusso ritmico e rilassante del proprio respiro. Possiamo finalmente respirare, ascoltare, guardare e permetterci di sperimentare emozioni nuove e appaganti. Del resto questa è la nuova moda in Europa: tour antistress ed ecoterapia, semplicemente passeggiate in luoghi silenziosi e un po’ di attività fisica all’aperto, migliora la circolazione, diminuisce il rilascio di acidi nello stomaco, ossigena la mente, migliora la vista.Tanti motivi per ritagliarsi una vacanza speciale, semplice, genuina, naturale in un luogo incredibilmente sorprendente: i Nebrodi
http://www.turistipercaso.it/viaggi/
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Natale: manifestazioni e presepi

24 dic 2008 - In attesa del Santo Natale, la vigilia, l’arcivescovo mons. Calogero La Piana officierà in Cattedrale dalle 23;15 la Santa Messa della Notte di Natale, seguita il giorno successivo dalla Messa Pontificale delle ore 11, cui prenderà parte le comunità cingalese e filippina di Messina.
Il 25 dicembre, a Castanea si ripeterà come ogni anno la tradizione del presepe vivente, giunto ormai alla decima edizione e organizzato dall’associazione turistico-culturale “Giovanna D’Arco”: gli abitanti del villaggio ritorneranno letteralmente al passato ricostruendo in maniera veritiera gli antichi mestieri artigianali e tradizioni religiose. A Salice, il giorno di Natale e Santo Stefano e il 4 e 6 gennaio, dalle 17;30 alle 19;30 vi sarà la prima edizione del Presepe vivente che, promosso dalla scuola elementare di Salice “G. Cena”, con la collaborazione della IV Circoscrizione, dei gruppi della Parrocchia S. Stefano, delle Associazioni culturali Banda Musicale di Salice e “Telesma Arte”, si propone di riportare alla memoria il Natale di Salice degli anni ‘50. L’evento della Natività segnerà anche l’inizio della serie di appuntamenti natalizi a Fiumedinisi, dove, tra gli eventi in programma, spiccano il ”Gran ballo di Capodanno” (ore 21;30, palestra comunale), il concerto di musica popolare e d’Epifania presso la Chiesa San Pietro, che si svolgeranno l’uno domenica 4 gennaio alle 19, l’altro martedì 6. A Novara di Sicilia, invece, dal 24 al 28 dicembre e dall’1 al 6 gennaio, lungo le vie del quartiere Arancia, si svolgerà l’XI edizione del Presepe vivente, organizzato dall’associazione “L’Impegno”.
Dallo stesso giorno e fino al 18 gennaio, presso il Santuario Ecce Homo della frazione Calvaruso di Villafranca Tirrena, sarà visitabile la XXVII mostra del Minipresepe, durante la quale ogni visitatore potrà votare il proprio minipresepe preferito, il cui autore verrà poi premiato durante la cerimonia conclusiva, che si terrà la serata dell’11 gennaio. Mentre a Messina, come riferito da Messinaeventi.info il mese scorso, dall’8 al 19 dicembre, presso il Teatro “Vittorio Emanuele”, si svolgerà la IV edizione del concorso “La Magia del Presepe”, seguita, lo stesso 19 dicembre, da una premiazione. Inoltre, presso i chiostri dell’Arcivescovado di via I settembre, dal 20 dicembre al 6 gennaio, dalle 16;30 alle 20;30, si terrà la III mostra di arte presepiale organizzata dalla sezione di Messina dell’Associazione Italiana Amici del Presepio in collaborazione con la Curia e il comune di Messina. La mostra prevede l’esposizione di almeno trenta opere (presepi, diorami di diversa fattura e ambientazione e sculture in terracotta). Quest’anno in occasione del centenario del terremoto, sarà esposto anche un Presepe ambientato tra le rovine della città all’indomani del tragico evento.
Il giorno di Santo Stefano, anche a Forza D’Agrò vi sarà un presepe vivente (visitabile fino al 7 gennaio), che si terrà ai piedi del castello tra le vie dell’antico borgo medievale, mentre a Gioiosa Marea il 28 dicembre e il 4 gennaio si sperimenterà il primo presepe vivente animato. L’iniziativa, organizzata dall’associazione “Gioiosa nostra” e patrocinata dal Comune, si svolgerà nei vicoli del borgo marinaro. A Montalbano Elicona, si terrà fino al 6 gennaio la X edizione del Presepe vivente, anche questo rappresentativo dell’antico ambiente contadino ed artigianale. A Forte Ogliastri, invece, dal 26 fino al 28 dicembre vi sarà una serie di eventi culturali e musicali, dal titolo “Natale al Forte” per passare pomeriggi e serate insieme. A Santa Margherita, il 26 e 28 dicembre e il 4 e 6 gennaio, si terrà per le vie dell’antico casale la III edizione del presepe vivente “Natività”, organizzato dalla locale parrocchia.
Il 27 dicembre, presso il Palatenda in villa Dante, a Messina, si svolgerà a partire dalle 21;30 il concerto gratuito “Christmas Rock Festival 2008″, durante il quale si esibirà Max Cottafavi con la sua band palermitana Acquario Palude.
Nel giorno dell’anniversario del terremoto di Messina, nella città dello Stretto, sarà allestita a piazza Duomo dalle 10 alle 14 la “Casa di Babbo Natale”, momento di animazione ed intrattenimento. A Pace del Mela, nell’ambito della rassegna teatrale che si svolge nell’auditorium comunale, vi sarà uno spettacolo liberamente tratto dall’opera di Charles Dickens “Canto di Natale” con musiche della tradizione natalizia e black-spiritual. A Brolo, invece, presso l’Oratorio parrocchiale, si svolgerà la premiazione della I edizione della Rassegna/concorso “Presepio nei quartieri”.
Immancabili, inoltre, i concerti di fine e inizio anno. Il 1 gennaio 2009, a Messina, dalle ore 18, presso il Teatro “Vittorio Emanuele”, si svolgerà il tradizionale concerto di Capodanno eseguito dall’orchestra sinfonica del Conservatorio “Corelli”, mentre a Santa Lucia del Mela, si terrà il concerto della Banda musicale “M. Randisi”: tra i brani in esecuzione, il “Nabucco” di Verdi, “Un bel dì vedremo” di Puccini e “Sulla strada” di F. Lipari. Il 4 gennaio, l’Oratorio San Matteo di Giostra concederà un bis del concerto di Natale alle ore 21 nella chiesa del Santissimo Salvatore-Oratorio Domenico Savio dopo il successo del precedente.
Infine, come vuole la tradizione, a Bordonaro, il giorno dell’Epifania, si svolgerà “u Pagghiaru”.
(Messinaeventi.info)
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Salvate le Province, ora la Regione dei Nebrodi?

Sicilia, muro di Lombardo e Pdl, Province «salvate» dall'abolizione. Costano 890 milioni, basterebbe un tratto di penna. Ma vota sì solo il Pd
Fallisce il blitz per cancellare gli enti: le funzioni sarebbero passate ai Comuni

24 dicembre 2008 - «Articolo 15: Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell'ambito della Regione siciliana». «Oooh, finalmente un bel regalo di Natale!», direte voi. Macché: quelle parole erano nello Statuto di autonomia del 1946. Mai applicato. Anzi: l'abolizione (vera, stavolta) delle province siciliane è stata appena, e di nuovo, bocciata. Non si toccano. Che i consiglieri provinciali nell'isola si prendano sul serio è notorio. Qualche anno fa il presidente catanese Nello Musumeci, che militava allora in An e aveva stipulato una polizza con la Reale Mutua Assicurazioni per coprire se stesso e i colleghi di giunta da eventuali condanne della Corte dei Conti, arrivò a presentare una delibera stupefacente. Delibera che, sulla base di certi studi storici secondo i quali «tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, i rappresentanti della Provincia costituivano l'Onorevole consiglio», riconosceva ai membri dell'assemblea il titolo di «onorevoli». Al punto che, votata a stragrande maggioranza la decisione con soli sei voti contrari della sinistra, il presidente del consiglio, Santo Pulvirenti, chiuse la seduta salutando tutti come «onorevoli colleghi». Eppure, come dicevamo, le province siciliane più ancora delle altre non dovrebbero neppure esistere. Nello Statuto che il 15 maggio 1946 riconosceva l'autonomia della Regione, il già citato articolo 15 non lasciava dubbi: abolizione. E ribadiva, se mai qualcuno fosse duro d'orecchio, che «l'ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali». Tutto chiaro? Macché: restarono provvisoriamente in vita come amministrazioni straordinarie per un anno, due anni, tre anni, quattro anni... E poi ancora cinque e sei e sette... E poi ancora otto e nove e dieci... Finché nel 1986, dopo quarant'anni di proroghe, l'assemblea regionale decise infine di smetterla con quella ipocrisia. E le province provvisorie furono ribattezzate: d'ora in avanti si sarebbero chiamate Province Regionali. Cosa fanno? Boh... Distribuiscono incarichi e prebende, dirà qualcuno. Ultimo esempio, quello denunciato da «Il Dito», un settimanale online di Catania vicino a Enzo Bianco, che ha scoperto come Raffaele Lombardo, allora potentissimo presidente della provincia etnea, abbia passato il Natale dell'anno scorso firmando decine e decine di «nomine o proroghe di dirigenti, collaboratori esterni, consulenze varie»: 57 in due giorni. Uno sforzo pesante per il polso, ma utile elettoralmente, visto che il fondatore dell'Mpa stava per candidarsi alla presidenza regionale al posto di Cuffaro. Una chicca tra le tante: l'assegnazione nel 2006 a uno studio legale di un incarico per «l'assistenza tecnico-legale al programma di cooperazione Bulgaria-Romania, uno studio finalizzato alla promozione delle imprese catanesi in quelle nazioni e all'avvio di uno stand informativo presso la Provincia». Quanto costino nella sola Sicilia questi enti, che già il sindaco di Milano Emilio Caldara considerava un secolo fa «buoni solo per i manicomi e per le strade» ma che incassano un mucchio di denaro grazie soprattutto alle addizionali sull'energia elettrica e la Rc auto, lo dice un rapporto Istat sui bilanci 2006: 890 milioni di euro. Dei quali 237 spesi per stipendiare tutto il personale. E addirittura 228 (nel solo 2006!) per comperare beni immobili. Tema: che senso ha che un ente da decenni additato come inutile e da sopprimere faccia shopping immobiliare comprando sempre nuovi palazzi, nuovi uffici, nuove sedi distaccate? Quanto agli amministratori, il Sole 24 ore ha fatto i conti: di sole indennità (cioè la voce-base, alla quale vanno sommati i rimborsi, le diarie e altre voci che nel caso dei parlamentari nazionali o regionali fanno schizzare all'insù le entrate reali nette) i 315 consiglieri provinciali costano otto milioni e 300 mila euro. Una esagerazione. Che qua e là, scrive Nino Amadore, si fa ancora più eclatante: 98.089 di spesa di indennità ogni centomila abitanti a Palermo, 389.705 a Enna. E meno male che alle 9 province già esistenti (una ogni mezzo milione di abitanti, con un massimo di un milione e 235 mila nel caso di Palermo e un minimo di 177mila di Enna) non sono state (ancora) aggiunte le altre tre di cui si parla da anni: Caltagirone, Gela e Monti Nebrodi. Altrimenti le spese sarebbero ancora più vistose.
Fatto sta che qualche giorno fa il presidente della commissione antimafia in Regione, il democratico Lillo Speziale, ha pensato che forse era arrivato il momento per tentare uno strappo. Prima l'insofferenza dei cittadini per i costi esorbitanti della politica nata dalle denunce del Corriere della Sera, poi la campagna di Libero benedetta da un diluvio di firme di lettori e dal consenso di autorevoli esponenti di diverse appartenenze politiche... Come dubitare del successo di un blitz siciliano se l'unico partito che si è ufficialmente schierato contro l'abolizione delle province è la Lega che nell'isola ha uno spicchio di successo piuttosto eccentrico nella sola Lampedusa? Non bastasse, come ricorda il leader storico dei Difensori Civici Lino Buscemi (che minaccia di raccogliere le firme per un referendum abrogativo) l'abolizione delle province in Sicilia potrebbe essere fatta in un giorno. A differenza che a Roma infatti, a Palermo non servirebbe una modifica istituzionale: «Basterebbe un tratto di penna». E questo diceva infatti la proposta portata giorni fa in commissione Affari Istituzionali da Lillo Speziale. Articolo 1: «Le province regionali sono soppresse». Articolo 2: le loro funzioni sono «trasferite ai liberi consorzi di comuni istituiti a norma dell'art. 15, comma 2, dello Statuto della Regione. Nelle more di tale istituzione, esse sono trasferite ai comuni, ricompresi nella soppressa provincia, che le eserciteranno in forma singola o associata». Articolo 3: i dipendenti passano «nei ruoli dell'amministrazione dei comuni, in una qualifica corrispondente a quella di provenienza». Articolo 4: «I beni, mobili ed immobili, di proprietà delle province sono trasferiti nella proprietà dei comuni». E così via. Su tredici membri della commissione, i presenti erano otto. I quattro democratici hanno votato per l'abolizione e chi rappresentava l'Udc di Pier Ferdinando Casini (favorevole alla soppressione) non era presente. Gli altri, a partire dal presidente, il lombardiano Riccardo Minardo (il cui voto valeva doppio ed è stato determinante) hanno votato contro. Compresi i rappresentanti del Pdl. A dispetto delle promesse di Silvio Berlusconi e di quelle di Gianfranco Fini. Parole, parole, parole...
Gian Antonio Stella (Il Corriere della Sera)
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Mercati contadini, il mercato dell'Unione dei Nebrodi

23 dicembre 2008 - Fra i 42 mercati degli agricoltori finanziati dall'assessorato all'Agricoltura, il più importante della provincia di Messina è certamente quello dell'Unione dei Nebrodi, che interessa i comuni di Sant'Agata Militello, Capo d'Orlando, San Fratello, Caronia, Torrenova e Santo Stefano di Camastra, in ognuno dei quali periodicamente saranno tenuti i mercati degli agricoltori dei Nebrodi.
Un territorio che coniuga mare e montagna, circa 50.000 residenti, oltre le migliaia di turisti che trascorrono le loro vacanze o visitano i Nebrodi. Ma anche il partenariato è ricco e qualificato: infatti l'Unione dei Nebrodi ha stipulato accordi di programma con le principali organizzazioni di categoria e accordi di partenanato con consorzi di tutela e associazioni varie. Hanno aderito all'iniziativa Confagricoltura, Coldiretti, Confederazione italiana degli agricoltori, Confcommercio, Ente Parco dei Nebrodi, Consorzio allevatori, Consorzio suino nero dei Nebrodi, Gal Nebrodi SCARL, Gal Nebrodi Plus, Associazione Amici della terra, Consorzio alesa, Legambiente, Strada dell'olio, Strada dei sapori dei Nebrodi, Associazione Turismo verde, Associazione consumatori Adiconsum. Il progetto prevede una spesa di circa 120.000 euro per l'allestimento degli stand mobili e delle attrezzature connesse. Oltre a promuovere la filiera corta, fra produttori e consumatori e garantire la qualità e la sicurezza alimentare, il mercato degli agricoltori sarà vivacizzato da numerose attività collaterali. Ma vediamo nel dettaglio le schede ed il cronoprogramma dei mercati nei comuni coinvolti. A Caronia il mercato è ubicato in contrada Buzza, all'interno della struttura denominata Centro di commercializzazione prodotti agricoli tipici al cui interno si trovano 18 box e un grande corridoio centrale oltre i servizi igienici, il locale tecnico ed una stanza adibita ad ufficio. A Capo d'Orlando si svolgerà in Piazza Bontempo che dispone di una superficie di 3.000mq. A Sant'Agata Militello è stata destinata l'area del mercato settimanale in contrada Capita dove su una superficie di 3000mq possono trovare ospitalità 125 unità di vendita. A Santo Stefano di Camastra l'area prevista e quella Via Petit con una superficie di 3000mq circa. A Torrenova il mercato del contadino sarà realizzato in Piazza Mare su una superficie di 6.000mq circa. A San Fratello, infine, l'ubicazione del mercato è stata destinata su un'area di 2000 mq in Via Ricca Salerno. Con la realizzazione e la gestione del mercato, oltre che favorire la conoscenza delle produzioni locali di qualità e promuovere l'incontro tra il mondo della produzione e il mondo del consumo, si intendono presentare e far conoscere prodotti, piatti o preparazioni legati alle tradizioni e alle consuetudini del territorio nebroidei, ma anche modalità di produzione, antiche e moderne, e il recupero delle tradizioni artigianali.
(su Gazzetta del Sud, 20 Novembre 2008) http://www.mercatidelcontadino.it/
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L'Ente Parco alla Bit ha toccato Fiorello, ma quanto ha speso?

9 febbraio 2009 - Va apprezzata la puntualità con cui l’Ente Parco dei Nebrodi informa gli abitanti dell’area 'protetta attrezzata' dei successi che l’Ente stesso va mietendo in Italia e all’estero. Figurarsi che alla Bit 2007, a Milano sono riusciti a farsi fotografare con Beppe Fiorello, che chiameranno familiarmente Peppe, probabilmente? Come è logico aspettarsi, da tale conoscenza non potrà che derivarne grande vantaggio per l’economia dei Nebrodi. Finalmente! Insomma, se quest’anno andando alla Bit l'allegra comitiva dell’Ente Parco dei Nebrodi riuscisse a toccare George Clooney possiamo immaginare i risultati… Non sono cose da poco… Ci vuole un niente e l'economia dei Nebrodi esplode.

Ironia a parte e fermo restando l'apprezzamento per l'attore e per l'uomo Beppe Fiorello, molto bravo professionalmente ed altrettanto impegnato per la promozione della sua terra e per parecchie vicende umane di notevole drammaticità e significato sociale, sono i risultati connessi alle ragioni stesse della partecipazione alla Bit e non certo una foto ricordo a giustificare la missione e rendere congrua, rispetto agli scarsi risultati, la quantità ingente di denaro pubblico speso.

Meno premurosi - infatti - sono gli organi interni dell'Ente Parco dei Nebrodi nel far conoscere l’entità della spedizione, quanto hanno speso, la tipologia e il numero delle personalità trasportate in terra lombarda e i criteri adottati per il reclutamento.

Ma, ancor più, cosa sono andati a farci? Quali 'ritorni' i Nebrodi hanno avuto? Certo, se il bilancio dell’Ente Parco dei Nebrodi è privato e chi spende attinge dalle proprie tasche non ci rimane che scusarci per l’avventatezza nel pensare ad una simile forma di 'ecologia amministrativa', trattandosi (in quel caso) di trasparenza amministrativa, cioè spendere in maniera chiara e pulita.

Se invece il bilancio ha motivi per essere pubblico, beh, con tanta manodopera specializzata posseduta, due paroline di bilancio si potrebbero spendere. Insomma sapere quanto costa alla comunità in transito l’abbraccio fatale con Peppe Fiorello, per gli amici?

BIT 2008: Visita di Peppe Fiorello durante la conferenza stampa del Parco
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Il presepe vivente di Agira, il più originale d'Italia

di Delia Parrinello e Rosanna Precchia
È stato definito "il più originale d’Italia". E lo è davvero: pastori che hanno studiato la zampogna, la filatrice che fila, la lavandaia che lava, il falegname che pialla. Un centinaio di figuranti, ma protagonisti sono anche gli spettatori.
Tutto come quella notte, la notte di Natale, quando Maria e Giuseppe vagavano intorno a Betlemme cercando un alloggio, passavano al controllo dei soldati romani per il censimento indetto da Cesare Augusto, senza trovare nemmeno una porta aperta e finendo in una grotta, dove nasceva il Bambino Gesù, nella mangiatoia.
È tutto come allora, ad Agira, sempre uguale, per iniziativa dell’associazione "Amici del Presepio" che, negli ultimi vent’anni, ha organizzato nel piccolo paese in provincia di Enna un presepe vivente perfetto nei particolari e realistico nell’emozione. Controllato fino all’ultimo dettaglio con passione, devozione e teatralità. I pastori lavorano sul serio il latte, che diventa ricotta e formaggio, la filatrice fila e il falegname pialla e misura. La lavandaia lava con la schiuma, il pastaio e il fabbro, il figulinaio e il mugnaio, l’arrotino, l’incisore, le locandiere che dicono no a Maria e a Giuseppe, che si affaccia sulla porta con un lume a petrolio. Il vasaio manipola l’argilla, i due giovani zampognari suonano davvero, perché sono andati a scuola di zampogna a Isernia. Tutti nelle loro capanne a grandezza reale, con porte e arredi, capanne costruite lungo il percorso che sale verso il castello.
La Sacra Famiglia di Agira; Gesù Bambino, rappresentato da una statua, è l’unico non vivente del presepe (foto Mike Palazzotto).

Gli abiti di Zeffirelli da Cinecittà
Alle 20 si spengono le luci e Maria e Giuseppe iniziano la ricerca dell’alloggio. Fanno tappa nella postazione romana, dove i centurioni vestono abiti firmati Zeffirelli, provenienti dai magazzini di Cinecittà. Le torri del castello medievale sono disegnate nel cielo, si accendono piccoli fuochi e lumi davanti alle case. C’è l’angelo dell’annuncio ai pastori, ora Maria e Giuseppe sono già nella grotta, ed ecco che a mezzanotte in punto, dentro un raggio di luce appare il Bambino. «Unico essere non vivente del presepe vivente», spiega Nicola Gagliardi, vicepresidente degli "Amici del Presepio": un’associazione di una sessantina di componenti, che la notte di Natale riesce a movimentare un centinaio di figuranti in costume.
Il razzo sparato sulla grotta è la stella cometa e inizia l’adorazione dei pastori che arrivano con gli animali, le galline fra le braccia, le pecorelle, danze di angeli, musiche, coreografie.
E poi arrivano anche i Re Magi, che fino a quel momento sono rimasti in disparte, in una tenda regale. Mentre la notte di Natale va a concludersi fra la folla di visitatori che si muove sulla collina con i lumini accesi, in una Betlemme vivente migliaia di protagonisti indistinti sono personaggi e persone, visitatori e figuranti.
Lo spiega il sindaco Gaetano Giunta: Agira è il presepe vivente ma non solo, «è la terra dove è nato lo storico Diodoro Siculo, lo scrittore di lingua greca che per primo ha tentato l’avventura di scrivere una storia universale, in 40 volumi. Ed è una terra ricca di artigianato, ma soprattutto di monumenti e panorami: dal castello dove si svolge il presepe, in cima al Monte Teja, il giro d’orizzonte abbraccia le nevi dell’Etna, fino ai laghi Pozzillo e Sciaguana, i monti Nebrodi e le Madonie».
Paese agricolo decimato dall’emigrazione, ha nel presepe vivente la più grande delle sue attrattive turistico-religiose. «Abbiamo cominciato senza pretese», ricorda il vicepresidente degli "Amici". «Anche qui, vent’anni fa, l’albero e Babbo Natale avevano soppiantato il presepe, in chiesa la notte di Natale c’era soltanto qualche fedele, tutti gli altri a giocare nelle feste. Ci siamo detti: "Se organizziamo un presepe vivente, chi verrà?". E invece, in quella notte di Natale del 1989 fu un’autentica invasione. Poi, l’iniziativa si è consolidata, sono arrivati i contributi del Comune, lo statuto, l’associazione».
Sono quattro le parrocchie di Agira impegnate nel presepe, Santa Margherita, San Salvatore, Santa Maria Maggiore, Sant’Antonio Abate, e il presidente dell’associazione è il parroco emerito monsignor Filippo Nasca. I lavori per l’organizzazione del Natale iniziano a ottobre, quando dai magazzini si tirano fuori le parti da montare, capanne, torce, costumi. Ma si guarda anche lontano: «Abbiamo mandato due nostri ragazzi in Molise, per imparare a suonare le zampogne, loro hanno anche acquistato gli strumenti e oggi suonano nel presepe, ma vengono chiamati per altre manifestazioni siciliane».
La grande novità del 2008 saranno il Diluvio universale e l’arca di Noè, con effetti scenici di temporali, nubifragi e una grande imbarcazione, nella quale, fra lampi e tuoni, entreranno Noè, la sua famiglia, gli animali. Tutto compreso, come sempre, nel tempo che va dalle 20 all’una di notte: cinque ore intense, «che non si possono replicare. Qualcuno l’ha anche sollecitato, ma abbiamo sempre rifiutato: l’evento è esclusivo e riguarda solo la notte del 24. È pensabile», si chiede Nicola Gagliardi, «che, per esempio, un Venerdì santo venga rappresentato il lunedì di Pasqua? Il nostro presepe vive solo in quelle cinquesei ore dell’anno». Definito "il più originale d’Italia", nel 2003, il presepe di Agira è stato premiato quale "miglior presepe vivente per la Sicilia orientale".
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